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Cronaca

Il ritorno a scuola non sta andando bene

Con l'ultimo decreto del governo sono previste lezioni in presenza fino alle superiori dal 50% al 75% in zona rossa e dal 70% al 100% in zona arancione e gialla. Negli ultimi giorni sono parecchie le classi in quarantena a seguito dei contagi riscontrati. E la presenza delle varianti in sette Paesi europei, compresa l'Italia, sta facendo aumentare il rischio di ricovero ospedaliero anche tra i più giovani

La stragrande maggioranza degli studenti italiani è tornata tra i banchi da lunedì 26 aprile, dopo l'ultimo decreto anti covid del governo Draghi che prevede le lezioni in presenza fino alle superiori dal 50% al 75% nelle regioni in zona rossa (al momento in questa fascia di rischio c'è solo la Valle d'Aosta) e dal 70% al 100% nelle regioni in zona arancione e gialla. Nei territori in zona arancione e gialla si svolgono in presenza anche le lezioni universitarie. In questo ultimo mese di scuola, gli istituti superiori hanno la responsabilità di organizzare in autonomia le attività in presenza. In base alla capienza delle scuole e al colore della regione, il numero di alunni in presenza è compreso in una forbice tra 7,7 e 8,5 milioni. In particolare, da oggi, il numero degli alunni in classe potrebbe oscillare, secondo il sito specializzato Tuttoscuola, tra i 7.667.374 e gli 8.505.440, cioè tra il 90% e quasi il 100% dell'intera popolazione scolastica.

Contagi a scuola e classi in quarantena: come sta andando il ritorno tra i banchi

Le diverse ordinanze regionali, tuttavia, hanno stabilito percentuali e regole diverse per il rientro a scuola, sfruttando la possibilità di deroga stabilita dal decreto del governo. Come sta andando? Non proprio bene, dato che negli ultimi giorni in tutta la Penisola sono parecchi gli istituti chiusi dopo che sono stati riscontrati contagi. I dati relativi ai casi di Sars-CoV-2 a scuola sono in continuo aggiornamento: ecco una panoramica della situazione attuale regione per regione.

In Lombardia, nella settimana dal 19 al 25 aprile sono stati 658 i positivi al coronavirus nelle scuole delle province di Milano e Lodi, secondo quanto comunicato da Ats città metropolitana di Milano. Si tratta di 536 alunni e 122 operatori scolastici. Il numero di persone isolate, invece, è 8.779, di cui 8.421 alunni. Sono tutti in quarantena i 263 studenti della scuola media di Iseo, nel Bresciano. Un docente, che insegna in dieci classi, è risultato positivo al coronavirus e subito sono scattate le misure preventive per gli alunni. In provincia di Brescia ci sono classi in quarantena anche a Edolo, Montichiari e Carpenedolo.

A fronte di una situazione sanitaria e di contagio genericamente in miglioramento in Friuli-Venezia Giulia, "l'unico aumento di contagio che si registra è quello della fascia anagrafica da 14 a 18 anni, è la popolazione scolastica, fenomeno causato dalla riapertura delle scuole", ha detto il presidente della regione, Massimiliano Fedriga. In Liguria, l'istituto nautico di piazza Roma, a Imperia, è stato chiuso a scopo cautelativo dopo che sono stati registrati almeno tre casi positivi al coronavirus in tre classi diverse. In attesa di conoscere l'esito dei tamponi, la direzione scolastica ha deciso che il personale e gli studenti resteranno in quarantena fino al prossimo 12 maggio.

In Piemonte, dopo la scuola elementare chiude per covid anche la media di Borgofranco di Ivrea, nel Canavese, in provincia di Torino. Tutto il plesso è stato messo in quarantena. Due casi sospetti avevano costretto il dirigente scolastico di Borgofranco di Ivrea a sospendere la didattica in presenza per le elementari dal 22 aprile in attesa dell'esito del tampone molecolare su due insegnanti. Poi i casi si sono moltiplicati e l'Asl ha disposto la chiusura della scuola fino al 6 maggio. La quarantena per le medie durerà invece fino al 10 maggio.

In Veneto sono 1.832 gli studenti e 169 i dipendenti - docenti e operatori scolastici - positivi al coronavirus, secondo l'ultimo monitoraggio regionale sulle scuole. Sono 1.270 gli eventi rilevati, ossia la presenza di uno o più contagi in una classe. In seguito a ciò, gli studenti attualmente posti in quarantena sono 21.657 e 1.593 i docenti e dipendenti. Dall'inizio del 2021 si registrano in totale 5.509 eventi, con 6.769 studenti e 806 docenti-operatori scolastici positivi. In Toscana scuole chiuse fino al 12 maggio a Terricciola, in provincia di Pisa. La decisione riguarda il complesso che ospita la primaria e la secondaria. Nelle Marche, invece, ad Acqualagna (Pesaro), il sindaco Luca Lisi ha prorogato con un'ordinanza la sospensione dellattività scolastica in presenza fino all'11 maggio per il deciso aumento dei contagi nel comune marchigiano.

Nel Lazio, la Asl Roma 2 ha chiuso la scuola elementare Piccinini in via Filippo Fiorentini nella capitale. La decisione è arrivata dopo il diffondersi di diversi casi nei giorni scorsi, riscontrati con i tamponi molecolari effettuati sui contatti diretti tra alunni, insegnanti e personale e dopo la messa in quarantena di diverse classi. Zona rossa a Bella Farnia, frazione di Sabaudia (Latina), In via precauzionale il sindaco Giada Gervasi ha sospeso dal 3 al 7 maggio l’attività didattica in presenza per le scuole di ogni ordine e grado degli Istituti V.O. Cencelli e Giulio Cesare, inclusi asili nido comunali e scuole dell'infanzia.

Il caso della "quarantena immotivata" in una scuola di Roma

A Roma, una lettrice di Today segnala "una situazione intollerabile" nella scuola primaria Chiodi nel quartiere Balduina. "Una classe quinta viene messa in isolamento precauzionale lunedì 26 aprile a metà giornata perché un membro della classe il sabato precedente aveva avuto febbre - denuncia la nostra lettrice - . Il giorno stesso, lunedì, si sottopone a tampone rapido, negativo, e nel pomeriggio la quarantena viene revocata. Due giorni dopo effettua un nuovo tampone rapido, positivo, all'esito del quale arriva il provvedimento di quarantena. Lo stesso giorno, mercoledì 28 aprile, effettua anche un molecolare che risulta - in data giovedì 29 aprile - negativo. A seguito del molecolare (l'unico molecolare su tre tamponi) negativo, tutti ci aspettiamo la revoca della quarantena. Revoca che non arriva ancora. Non soltanto, non ci arrivano nemmeno informazioni sul perché o su come intenda procedere la Asl. Ergo non sappiamo se dovremo comunque osservare una quarantena fino al 7 maggio, come da provvedimento di quarantena di mercoledì 28 aprile, oppure no". La donna denuncia: "Non sappiamo se dovremo sottoporre i ragazzi a tampone molecolare e quando, oppure no. Nessuno ci dice nulla. Ma questa è detenzione ingiustificata poiché nessuno in classe ha il covid. Sembrerebbe semplicemente che nessuno voglia sbrogliare la matassa: né la scuola, né la Asl. L'unica nostra speranza è che coinvolgendo la stampa la scuola si smuova e ci faccia sapere qualcosa", conclude la lettrice.

In Campania, gli istituti superiori sono chiusi fino all'8 maggio ad Avellino. Ad Airola, in provincia di Benevento, tutte le scuole rimarranno ferme fino al 15 maggio: troppi i casi di coronavirus in città. Niente lezioni in classe fino al 15 maggio anche a Sant’Anastasia (Napoli). Plessi chiusi almeno fino al 4 maggio anche a Salento e Omignano, nel Cilento, e per 14 giorni a Villa Literno (Caserta). In Calabria, a Careri e Delianuova, comuni in zona rossa, secondo un'ordinanza regionale "sono limitate a non più del 50% della popolazione studentesca le attività scolastiche e didattiche, in presenza, della scuola secondaria di secondo grado". Dad fino al 9 maggio nelle scuole di Filogaso, nel Vibonese. In Molise le scuole chiuse a Petrella Tifernina (Campobasso) fino all'8 maggio a causa di nuovi casi di covid nelle classi. Il sindaco ha deciso la sospensione dell'attività didattica in presenza nella scuola dell'infanzia, in quella elementare e alle medie. In paese, secondo i dati forniti dal primo cittadino, diversi casi di contagio riguardano alunni e un'insegnante.

In Puglia è bassa la percentuale di studenti tornati a seguire le lezioni in presenza. Ciò dimostra il "totale fallimento della riapertura nel secondo ciclo, causa la didattica a scelta imposta dall'ordinanza regionale", ha dichiarato Roberto Romito, presidente dell'Associazione presidi regionale. L'associazione ha promosso tra i dirigenti scolastici di circa cento scuole della regione un sondaggio sul rientro in presenza. Dal monitoraggio è emerso che nelle scuole del primo ciclo sta frequentando il 56,6% degli alunni, nelle scuole del secondo ciclo il 6,6%. In Sardegna il sindaco di Carbonia ha ordinato la chiusura dell'istituto comprensivo Don Milani. Era rimasta l'unica scuola della città sarda ancora esente dai provvedimenti di chiusura legati al diffondersi del coronavirus.

In Sicilia, con un'ordinanza comunale, a Sortino (in provincia di Siracusa), comune in zona rossa, sono state chiuse le scuole fino al 7 maggio. A Furci Siculo (Messina) su cento tamponi molecolari su alunni sono emersi sette positivi, motivo per cui il sindaco ha deciso di emettere un'ordinanza di sospensione delle attività in presenza alla scuola dell'infanzia, alla primaria e alla secondaria di primo grado. Chiuso anche l'asilo nido. Su 667.423 alunni delle scuole siciliane, 3.142 sono risultati positivi, lo 0,47%, secondo i dati dell'ufficio scolastico regionale su rilevazioni che riguardano il 95% degli istituti siciliani al 26 aprile. Su 82.130 docenti, 376 sono risultati positivi (lo 0,46%) e su 20.941 impiegati Ata 108 sono risultati positivi, lo 0,52%. Dal raffronto con la prima settimana di rilevazione - dice l'ufficio scolastico - l'incidenza è passata dallo 0,33% dell'1 marzo all'attuale 0,46% per il personale docente e dallo 0,31% dell 1 marzo all'attuale 0,52% per il personale Ata.

Lo studio sulle varianti minacciose per i più giovani

I contagi a scuola dipendono in gran parte dalle mutazioni del coronavirus. La presenza delle varianti inglese, sudafricana e brasiliana in sette Paesi europei, compresa l'Italia, sta facendo aumentare il rischio di ricovero ospedaliero anche tra i più giovani. Lo ha sottolineato uno studio, i cui dati sono stati pubblicati su Eurosurveillance, la rivista scientifica online del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). L'attenzione degli epidemiologi che hanno condotto lo studio si è concentrata sulle tre varianti del virus Sars-CoV-2 più diffuse in Europa e ha indicato nello specifico che tutte, seppur in misura diversa, stanno contribuendo a rendere più vulnerabile la popolazione, anche quella meno anziana. Secondo gli esperti, infatti, la diffusione delle varianti inglese (B.1.1.7), sudafricana (B.1.351) e brasiliana (P.1), in tutte le fasce d'età, da 0-19 anni agli over 80, sta contribuendo ad aumentare la pressione sulle strutture ospedaliere, in particolare nei giovani, e questa situazione rappresenta una ragione in più, si legge nello studio, "per raggiungere rapidamente livelli elevati di copertura vaccinale".

In particolare, hanno spiegato gli esperti, l'esigenza di un'analisi sistematica sull'incidenza delle varianti rispetto ai ricoveri fra i giovani si è resa necessaria in seguito all'osservazione di maggiori tassi di infezione riscontrati nei pazienti in età scolare rilevate in Gran Bretagna, ma anche per l'aumento dei ricoveri nelle persone con meno di 60 anni registrato in Germania e ai ricoveri più numerosi per la variante sudafricana segnalati in Danimarca. Gli epidemiologi hanno condotto l'indagine su più di 23.300 casi provocati da varianti, selezionati fra i 3.2 milioni complessivi registrati in sette Paesi specifici (Italia, Cipro, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo), in un lasso temporale compreso fra metà settembre 2020 e metà marzo 2021.

Tra i dati emersi, quello secondo cui dei casi provocati dalle varianti, 23.343 nello specifico, 19,995 erano legati alle varianti del coronavirus. In tutti i Paesi presi in esame, la variante inglese è risultata essere la più diffusa ed è stata identificata in 3.730 bambini e ragazzi fra gli 0 e i 19 anni, pari al 19,4% dei casi, in 6.005 giovani adulti fra 20 e 39 anni (31,3%) e in 6.151 adulti fra 40 e 59 anni (32,0%). Meno incidenza (e quindi numeri più bassi) è emersa dai dati relativi alle fasce d'età più avanzate: 2.538 casi in quella fra 60 e 79 anni (13,2% del totale) e 783 negli over 80 (4,1%). Secondo gli studiosi, il rischio di ricovero è risultato tre volte maggiore nella fascia 20-39 anni e 2,3 volte più alto in quella 40-59 anni. Per le altre due varianti, invece, i dati si sono rivelati meno allarmanti, con percentuali differenti nelle diverse fasce d'età.

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