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Cronaca

San Polo: casette della metro occupate, abitanti triplicati in due anni

A due anni di distanza dall'occupazione, avvenuta il 23 aprile del 2013, si è triplicato il numero di persone che abitano le casette di San Polo, dove in passato alloggiavano gli operai impegnati nei lavori per la realizzazione del MetroBus. In tutta la provincia ci sono stati 2000 sfratti in 12 mesi

Sono passati quasi due anni da quando, il 25 aprile del 2013,  gli attivisti di Diritti per Tutti e del Comitato Provinciale contro gli sfratti  hanno occupato le casette prefabbricate di Via Gatti, nel quartiere di San Polo, dove in passato alloggiavano gli operai impegnati nei lavori per la realizzazione del MetroBus.  Come nelle intenzioni degli occupanti, 3 dei 4 prefabbricati rimasti in piedi sono diventati uno dei riferimenti per rispondere all'emergenza abitativa. L’altro è l'ex hotel di via Corsica, occupato a febbraio dello stesso anno. Un allarme, quello abitativo, che è ben lontano dal rientrare. Nel 2014 ci sono stati 800 sfratti in città, 2000 in tutta la provincia.

Il numero degli occupanti delle casette prefabbricate è triplicato in due anni: dai 20 iniziali agli attuali 60. La struttura, che confina con l'isola ecologica San polo, è completamente autogestita ed è stata attrezzata grazie alle donazioni dei cittadini.  Ad abitare le casette sono famiglie di tutti i colori e di tutte le religioni, che hanno imparato a rispettarsi e a convivere. Ci sono tanti stranieri, ma non mancano i bresciani che prima hanno perso il lavoro, poi la casa. Per ognuno di loro le mura prefabbricate sono solo una risposta all'emergenza.  Una soluzione temporanea, in attesa di trovare un lavoro che gli consenta di pagare l'affitto o che l'Aler gli assegni una casa vera e propria .

Non c'è sporcizia e gli ambienti spartani sono curati alla perfezione. Gli spazi comuni – la cucina e i bagni  – sono gestiti dagli abitanti che a turno si occupano delle pulizie e della manutenzione. Nel mezzo del cortile di cemento, dove i più piccoli ingannano il tempo  inseguendosi a bordo di un triciclo, c'è addirittura un piccolo orticello. A dirigere la comunità è  Jean-Baptiste,un 40enne ivoriano in Italia da anni. A lui bisogna rivolgersi per visitare i prefabbricati, vi accoglierà offrendovi un piatto di pasta.

Il giro comincia dalla stanza dove vive Antonio, un ex autotrasportatore di Pontevico che ha perso tutto: lavoro, casa, dignità.  Nel 2012 la ditta in cui lavorava ha ridotto il personale, lui è rimasto a casa, finché ha potuto permettersene una.  Dopo 33 anni di  contributi  non può ancora ricevere la pensione. La sua unica fonte di reddito è, quindi, il sussidio di disabilità, 250 euro al mese, che percepisce a causa di un infortunio sul lavoro.  La sua richiesta, come quella di tutti gli occupanti, è semplice: lavoro e dignità. Guarda il video

Poco più in là, in una stanza di 5 metri per 5, vive una famiglia ghanese. Un letto a due piazze per 4 persone: Fatia e i suoi tre figli, tutti minorenni e nati in Italia. Il più grande ha 6 anni, frequenta le scuole elementari di San Polo e sogna una casa grande tutta per sé. Guarda il video

Poi c'è Sara, 40enne originaria del Marocco, ma cittadina italiana. È in Italia da 22 anni e prima della crisi faceva l'operaia.  Sfrattata per morosità non colpevole, si è trasferita nelle casette di San Polo da sette mesi e condivide la stanza con una ragazza tunisina. Non vuole farsi riprendere e chiede più volte scusa per le condizioni dell'abitazione in cui ci riceve. Come se fosse colpa sua.  

San Polo: casette metro occupate © Bresciatoday.it

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