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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Montichiari

Assoluzione del dottor Carlo Mosca: le motivazioni della sentenza

L'ex primario è stato vittima di "un'accusa calunniosa di omicidio"

L'ex primario del pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari, il dottor Carlo Mosca, è stato vittima di "un'accusa calunniosa di omicidio, tanto più infamante in quanto rivolta a un medico, ossia a una persona avente vocazione salvifica e non certamente esiziale. Di enormi proporzioni è stata soprattutto l'afflizione arrecata all'imputato, che ha patito un'ingiusta e prolungata limitazione della libertà personale e rischiato di subire una condanna all'ergastolo, con gravissime ripercussioni sul piano sia umano che professionale, cui il verdetto assolutorio può porre solo parziale rimedio".

È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del 1° luglio scorso – scritta dal presidente della Corte d'assise di Brescia, Roberto Spanò – che ha assolto il medico dall'accusa di duplice omicidio volontario.

Carlo Mosca era accusato di aver iniettato a tre pazienti, nel corso dell'emergenza della prima ondata Covid, farmaci quali Propofol e Succinilcolina, provocando la loro morte. Tali medicinali, infatti, andrebbero utilizzati solo in anestesia o in pazienti intubati e indotti al coma: provocano il blocco dei muscoli e senza assistenza scatenano un arresto respiratorio. Durante la requisitoria, il pm Federica Ceschi aveva chiesto l'assoluzione per la morte di Nicolosi e la condanna a 24 anni per quella degli altri due degenti.

La Corte d'Assise ha assolto il professionista perché "il fatto non sussiste". Le indagini erano scattate dopo la denuncia sporta alle autorità da due infermieri del nosocomio, che accusavano il medico di aver iniettato farmaci letali ai pazienti. La circostanza, sempre negata dall'ex primario, è stata smentita nel corso delle udienze da altri infermieri e medici del pronto soccorso. Al termine del processo è stato disposto anche il trasferimento degli atti in procura per calunnia per le posizioni dei due infermieri che per primi avevano accusato il medico. 

Le motivazioni

Nella giornata di ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione, nelle quali vengono invece posti sotto accusa i due infermieri che, secondo Spanò, avrebbero alimentato "tesi, supposizioni e sospetti". Non solo, avrebbero "orchestrato una manovra di accerchiamento in danno del primario, arrivando perfino a costruire prove false per comprometterne in modo irrimediabile la posizione".

"Come d'incanto - scrive ancora Spanò - la mattina del 23 marzo 2020 (quella notte morì Angelo Paletti, ndr) le prove si sono materializzare all'interno di un cestino di rifiuti, ove sono state trovare due fiale vuote di Succinilcolina ed una di Propofol", ma "[...] appare difficile pensare che il dott. Mosca, dopo aver volutamente ucciso dei pazienti, abbia lasciato a bella posta il corpo del reato, derogando ingenuamente alle normali regole sullo smaltimento dei rifiuti proprio quando avrebbe dovuto agire con la massima circospezione".

Perché, dunque, è stato costruito questo castello di accuse infondate? Nella sentenza, viene spiegato che, al pronto soccorso, "Mosca era inviso perché era un 'primario giovane' da poco subentrato al predecessore. Vi era inoltre in reparto un malcontento generalizzato del personale a causa degli orari dei turni e della soppressione del giorno di riposo, stante la situazione di emergenza in atto. Se agli albori si poteva ipotizzare che gli infermieri fossero semplicemente persone poco avvedute, animate da un malinteso sentimento etico che li aveva spinti ad ergersi a paladini di una nobile causa - tanto più nobile poiché li contrapponeva al proprio primario -, non appare giustificabile la successiva adesione acritica e fideistica alle proprie elucubrazioni".

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