Alta concentrazione di Propofol in un morto covid: "Non me lo spiego"
Primario arrestato a Montichiari, la decisione del Gip: dopo l'interrogatorio Carlo Mosca resta ai domiciliari
“Non so perché, non me lo spiego”: interrogato sulle morti sospette all'ospedale di Montichiari, è questo quanto avrebbe detto al gip Carlo Angelo Mosca, il primario (sospeso) del pronto soccorso arrestato per duplice omicidio volontario e falso. La domanda specifica ha riguardato gli esiti dell'autopsia sul corpo di Angelo Paletti, morto a 79 anni nel marzo scorso: l'esame ha riscontrato la presenza di Propofol, un farmaco anestetico che spesso viene associati ai cosiddetti “curari”, farmaci liberamente ispirati al veleno degli indios del Sud America e oggi utilizzati in medicina e anestesia.
Al termine di un interrogatorio durato oltre due ore, e dopo un paio di giorni di consultazioni, il giudice per le indagini preliminari Angela Corvi ha confermato gli arresti domiciliari per Mosca, attualmente detenuto nella sua abitazione di Mantova. Non si esclude comunque che i suoi legali facciano ricorso al Tribunale del riesame.
Le accuse di omicidio volontario
Sono due i decessi per cui Mosca è accusato di omicidio: oltre a Paletti anche il 61enne Natale Bassi, entrambi morti a marzo. Ma sono in corso accertamenti su (almeno) altri due pazienti. Nei casi di Paletti e Bassi, le autopsie avrebbero riscontrato presenza di Profopol e Succinilcolina, come detto farmaci noti come “curari” e utilizzati in anestesia, ma che se non supportati da intervento medico possono provocare la morte.
La denuncia di un dipendente
Non vi sarebbe traccia dei farmaci nelle cartelle cliniche dei pazienti deceduti. Mosca ha negato ogni addebito, e ribadito non sapersi spiegare il perché della presenza dei detti farmaci rilevata dalle autopsie. A denunciare quanto stava succedendo al pronto soccorso è stato un dipendente della struttura ospedaliera. Per l'accusa Mosca avrebbe ucciso volontariamente, non solo per liberare posti letto ma anche “energie e risorse umane”, mentre nel cuore della provincia infuriava la prima ondata di coronavirus.