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Cronaca Capriolo

Capriolo: la morte di Isabel riapre il caso sulle politiche di prevenzione

La scomparsa della piccola bresciana, morta a poco più di un anno d'età, è il settimo caso in Lombardia da inizio 2014. Marcello Giovannini, professore emerito di pediatria dell'Università degli Studi di Milano, chiede alla Regione un ripensamento delle politiche vaccinali nell'interesse della salute pubblica

Un altro caso di meningite meningococcica in Lombardia, l’ennesimo, si è rivelato fatale per Isabel, una bambina di Capriolo deceduta pochi giorni fa all’ospedale di Bergamo a soli 15 mesi di vita. Dall’inizio dell’anno questo è il settimo caso di meningite, sei dei quali da meningococco, verificatosi nella Regione. Gli ultimi tre sono risultati letali per un 18enne di Sesto San Giovanni, una 11enne di Lodi e, da ultimo, per la bimba bresciana.

"Questi accadimenti impongono una riflessione attenta sulle politiche di prevenzione che la Regione deve portare avanti", commenta Marcello Giovannini, professore emerito di pediatria dell’Università degli Studi di Milano e presidente della Società italiana per l’Educazione alla Salute.

"Non è più pensabile - aggiunge - che si continui a morire per una malattia prevenibile anche perché gli strumenti di difesa contro la meningite ci sono. Oltre alla vaccinazione antipneumococcica, oggi esistono vaccini contro i meningococchi A, C, W135, Y ai quali, da poco, si è aggiunto il vaccino contro la meningite di tipo B, il sierogruppo più diffuso e aggressivo nell’arco del primo anno di vita. La politica è chiamata a fare la sua parte con responsabilità".

Recentemente è stata presentata in Consiglio Regionale della Lombardia una proposta di legge per sospendere l’obbligo vaccinale in età evolutiva sul presupposto che, grazie alle alte coperture, ormai raggiunte non ci sarebbero conseguenze per la salute pubblica e rendere facoltativa la vaccinazione consentirebbe un notevole risparmio di denaro.

"Tale proposta - commenta ancora Giovannini - va nella direzione sbagliata perché la prevenzione è un investimento per la salute e non una spesa. E non tiene in considerazione che, se non supportata da un’adeguata ‘cultura della vaccinazione’ che deve coinvolgere tutti - pediatri, medici di medicina generale e famiglie -, la sospensione dell’obbligo vaccinale rischia di trasformarsi in un pericolo per la sanità pubblica a causa della recrudescenza di malattie oggi controllabili attraverso l’immunizzazione".

Con l’approvazione delle Regole 2014 per la gestione del sistema socio sanitario regionale, in Lombardia il capitolo di spesa “Beni e Servizi”, che include purtroppo anche i vaccini, è sotto la lente della spending review e oggetto di tagli che rischiano di essere indiscriminati.

"Occorre invece avere consapevolezza dell’importanza della vaccinazione - conclude il professore milanese -. Anche la pregiudiziale nei confronti del co-pagamento dei vaccini non obbligatori perché ritenuto discriminante nei confronti della fascia di popolazione economicamente più debole non va nella giusta direzione. In questo modo si nega a tutti quanti la possibilità di usufruire di un privilegio di legge della sanità pubblica, quello per cui le aziende farmaceutiche devono vendere i loro prodotti alle Asl praticando come minimo il 50% di sconto".

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