Migliaia di tonnellate di rifiuti illegali: arrestato imprenditore, altri 20 indagati

Il racket dei rifiuti

Quasi un vero e proprio racket, con 130 soggetti differenti, in buona parte di origine straniera, che operavano in assenza delle autorizzazioni previste dalla legge, nella totale elusione del sistema di tracciabilità dei rifiuti (e ovviamente senza pagare un euro di tasse). I rifiuti trattati, ma che tali non erano perché il procedimento era fasullo, erano scarti di autoveicoli, batterie per auto, rame e metallo, apparecchiature elettroniche, generici materiali ferrosi.

Appunto venivano recuperati senza autorizzazione, se non addirittura rubati dalle discariche o dalle isole ecologiche. L'imprenditore bresciano era a capo di un sistema in cui i rifiuti venivano trasferiti, accompagnati con documenti falsi che ne attestavano l'avvenuto trattamento, nelle aziende di Cellatica e Desenzano, al fine – scrivono i Forestali in una nota – “di ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa e consentirne così il successivo impiego nei cicli produttivi delle aziende siderurgiche”.

I materiali infatti venivano rivenduti ad acciaierie e fonderie bresciane che erano all'oscuro di tutto. Oltre all'imprenditore, tra gli “eco-trafficanti” ci sono 18 persone indagate a vario titolo. La procura sta lavorando su reati contro l'ambiente e la salute pubblica, e poi ricettazione, autoriciclaggio, combustione illecita di rifiuti, inosservanza delle norme sull'obbligo di sorveglianza radiometrica, realizzazione e gestione di discarica abusiva.

Quest'ultimo caso si tratta di un maxi-impianto abusivo (da oltre 18mila metri cubi) in cui erano stoccati illecitamente rifiuti di varia natura, in un terreno agricolo a Lonato. Solo per il mancato rispetto delle norme ambientali, verranno elevati sanzioni amministrative per oltre 3 milioni di euro.