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Cronaca

Disastro ambientale alla Caffaro: sequestri per 7 milioni di euro, i nomi degli indagati

Chiuse dopo due anni le indagini: l'ipotesi di reato è disastro ambientale

E' un nuovo capitolo della tristemente nota vicenda sulla Caffaro: la Procura di Brescia ha dato esecuzione ad un nuovo sequestro preventivo e al contempo ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari relative all'inquinamento ambientale che interessato il sito industriale di Via Nullo. La richiesta della Procura, accolta dal Gip del Tribunale di Brescia Alessandra Sabatucci, ha disposto il sequestro preventivo di oltre 7 milioni di euro dai conti correnti dei vertici della Caffaro Brescia Srl.

Il sequestro preventivo ha riguardato il profitto accumulato dall’impresa durante gli anni della sua gestione ed è stato calcolato sulla base del “risparmio di spesa” che l’azienda avrebbe dovuto sostenere per conservare l’ambito territoriale dal gravissimo inquinamento verificatosi negli anni. La somma quantificata dal Gip del Tribunale di Brescia è pari a 7.762.410,00 euro.

Come scrive la Guardia di Finanza in una nota, "il sequestro è stato eseguito in via diretta nonché per equivalente, in particolare acquisendo le quote di partecipazione societaria nella diretta disponibilità degli indagati”. Tale provvedimento si aggiunge a quello di circa 5 mesi fa, quando il Giudice aveva interdetto gli indagati Alessandro Francesconi, Alessandro Quadrelli e Antonio Donato Todisco dall’esercizio di uffici direttivi di persone giuridiche e imprese, nonché al sequestro della Caffaro Brescia Srl, attualmente in liquidazione. L'azienda, ricordiamo, era stata anche sequestrata.

Le indagini

Dopo circa due anni si sono concluse le indagini preliminari relative al gravissimo inquinamento ambientale che avrebbe interessato la Caffaro. Le lunghe e complesse indagini sono state condotte dal pm Donato Greco e dal procuratore Silvio Bonfigli, in collaborazione con Arpa, i Carabinieri del Gruppo Forestale di Brescia e il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Brescia. Le indagini erano iniziate a giugno e a settembre 2019, quando Arpa aveva rilevato un innalzamento dei valori di cromo e di mercurio nella falda acquifera sottostante lo stabilimento Caffaro. I successivi accertamenti hanno constatato, all’interno della falda, valori di cromo e mercurio di gran lunga superiori a quelli della contaminazione “storica” del sito, oltre che un gravissimo inquinamento da clorato, sostanza che mai era stata riscontrata fino ad allora.

Gli indagati

I responsabili della Caffaro sono quindi accusati di disastro ambientale e per non aver garantito l’efficienza della barriera idraulica d’emergenza, il cui cattivo funzionamento ha provocato una diffusione dell’inquinamento da PCB e tetracloruro di carbonio nelle acque di falda e in superficie. La Procura di Brescia inoltre ha nominato custode giudiziario - un funzionario apicale del Ministero della Transizione Ecologica -  per limitare il passaggio dei veleni nella falda cittadina. Questi tutti i nomi degli indagati: 

  • Marco Cappelletto,  Alfiero Marinelli, Fabrizio Pea e Paolo Bettetto, responsabili delle società Caffaro s.r.l. e Caffaro Chimica s.r.l., con riferimento al deposito incontrollato ed omesso smaltimento di rifiuti speciali pericolosi trovati all’interno de reparti “Perborato di Sodio”, “Silicato”, “Cloruro Ferrico”, “Cloroparaffine”, “Cristalizzazione del clorato” ed all’inquinamento ambientale da mercurio riscontrato nel sottosuolo e nella falda acquifera in corrispondenza del reparto “Cloro-Soda”. 
  • Alessandro Quadrelli, Alessandro Francesconi, Vitantonio Balacco e Donato Antonio Todisco, responsabili per il reato di disastro ambientale e per il deposito incontrollato ed omesso smaltimento di rifiuti speciali pericolosi nonché, ad eccezione di Balacco per l’inquinamento ambientale da cromo e clorato riscontrati nel suolo, sottosuolo e nella falda acquifera. Quadrelli e Todisco rispondono anche del reato di falso in bilancio. 
  • Roberto Moreni, commissario straordinario del S.I.N. Brescia-Caffaro, per aver colposamente omesso di effettuare, in qualità di garante ambientale, l’attività di smantellamento degli impianti dismessi e per non aver provveduto alla messa in efficienza della barriera idraulica d’emergenza M.I.S.E. in sostituzione del soggetto responsabile Caffaro Brescia Srl; 
  • Daria Rossi, dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune di Brescia, per aver omesso in qualità di garante ambientale, di ordinare alla Caffaro Srl ed alla Caffaro Chimica Srl il recupero dei rifiuti pericolosi depositati in maniera incontrollata.
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