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Cronaca Via Milano, 140

Via Milano 140: sfratti e degrado nel cuore dell'opulenta Brescia

Un palazzo nel cuore di Brescia e che ricorda storie lontane nel tempo e nello spazio: quasi 20 famiglie senza riscaldamento, bambini ricoverati in ospedale, un'ordinanza esecutiva che si fa pressante

Appartamenti da tempo inagibili, fughe di gas accertate, caldaie rotte o fuori norma, caloriferi che si staccano e fili elettrici scoperti, tetti ‘bucati’ dove piove dentro, fogne e acquedotti d’altri tempi. Non siamo nella Manchester del 1850 descritta da Friedrich Engels, né tantomeno nei sobborghi di Roma negli anni ’50 del secolo scorso. Non siamo nemmeno nelle slums di Calcutta, o nelle città roulotte del sud degli Stati Uniti. Siamo nell’opulenta Brescia, in Via Milano al civico 140, l’ennesimo simbolo di una situazione che più va avanti e più si fa insostenibile.

Il 18 gennaio il blitz delle forze dell’ordine, una soffiata conferma le attività illecite in uno scantinato, soprattutto vestiti contraffatti: con l’intervento della polizia ci si accorge anche della situazione complessiva, dei rischi per la sicurezza, viene staccato il gas, dieci giorni dopo viene messa nero su bianco un’ordinanza generale di sgombero. Ad oggi però ancora 17 famiglie nello stabile, cinque con minori e tre con bimbi piccoli, uno di questi ricoverato in ospedale perché con 4 o 5 gradi in casa è facile che una febbre diventi una polmonite, due donne incinta, un uomo molto malato e che per questo ha perso il lavoro, e dunque è anche moroso. Senza riscaldamento, senza il gas per cucinare e senza acqua calda: ci si arrabatta come si può, bombole e allacci artigianali, fornellini per scaldare l’acqua con cui lavarsi. La denuncia dell’associazione Diritti per Tutti, quando potrebbero mancare poche ore all’avvio dell’ordinanza esecutiva, nel mezzo un incontro in Prefettura a cui non dovrebbe mancare la proprietà, “ma noi non siamo nemmeno stati contattati”, ci fa sapere Paola Zara che tra l’altro fa parte anche del Comitato provinciale contro gli Sfratti.

“La situazione è questa, gravissima – ancora Paola – Ci sono problemi oggettivi che vanno dal pregiudizio alle difficoltà dell’esprimersi in italiano, oltre ai comportamenti poco virtuosi della proprietà, perfino l’ispettorato ha riconosciuto varie mancanze nella manutenzione, le fogne mai sistemate, interi piani che sembrano cadere a pezzi. Uno stabile fatiscente ma in cui non è difficile trovare affitti mensili che superano i 600 euro, depositi cauzionali da oltre 2000, famiglie che hanno pagato prezzi simili fino a dicembre, addirittura un nuovo contratto da 450 euro per l’appartamento 22, datata 15 novembre 2012. Ma come si fa ad affittare a questi prezzi, e a queste condizioni? Qui c’è davvero la consapevolezza di dover sfruttare chi ha bisogno, spesso persone all’ultimo gradino della società, i proprietari come degli scafisti, senza alcuna vergogna”.

Tante storie che si intrecciano, mentre si cercano alternative e soluzioni dignitose, “abbiamo chiesto un rimborso per gli allacciamenti, o un aiuto per chi si vedrà costretto a un trasloco forzato”. Bambini forse dirottati in Viale Piave, o a San Polo, quando a scuola vanno a Fiumicello, “portati dai genitori anche più volte al giorno perché non possono permettersi né autobus né mensa, e in questo il Comune di Brescia si conferma il grande assente”. La storia di Edna che di bimbi piccoli ne ha tre, non riesce ad ottenere la residenza proprio perché la sua casa è inagibile, non riesce a trovare un nuovo alloggio ancora per quel maledetto pregiudizio, “non mi danno casa perché sono nera”. Verità spesso distorte, perché fa comodo così, e intanto la signora Maria in mora da sei mesi ma che difende il suo affittuario, “il mio padrone è buono perché mio marito ha perso il lavoro”.

Siamo arrivati a questo: “Gente che vive in certe condizioni, e che si sente pure in colpa – continua Paola Zara – Persone che tra disperazione e ingenuità si sentono ricattabili in eterno, pronte ad accettare tutto pur di avere un tetto. Sono spaventati, quando hai una famiglia e dei bambini l’ultima cosa che vuoi è finire su una strada”. Le contraddizioni forse insanabili di questa società, in cui il profitto e l’appropriazione privata sembrano ormai fattori limitanti, che si ripercuotono (come sempre) sulle fasce più fragili. “Un percorso di sofferenza quotidiano – ci ha raccontato Luca del Centro Aggregazione Giovanile Carmen Street, proprio nel cuore di uno dei quartieri più discussi della città – Donne sole con figli che perdono casa e lavoro, tragici riflessi che vanno a colpire proprio i bambini, ai limiti dell’intervento psichiatrico. Famiglie con ragazzi adolescenti che non trovano lavoro e collocazione, e cercano soluzioni fuori dall’ordinario, mettici la droga, oppure il gioco d’azzardo”.

Saranno mesi difficili. “Noi non possiamo più accettare lo strozzinaggio, o l'usura affittuaria – conclude Paola Zara – Non possiamo permettere che la proprietà venga prima di diritti inalienabili come la salute o l’abitare. E allo stesso tempo non possiamo più accettare una società in cui basta oltrepassare una frontiera per perdere tutto”.

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