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Cronaca

Cgil di Brescia: "Sportello immigrazione, il Prefetto dia risposte"

Dopo l'inchiesta che ha colpito i lavoratori dell'ufficio, la situazione dello sportello è in stato di abbandono: c'è "una forte tensione sociale e non può essere sottovalutata"

"Il Prefetto di Brescia deve dire al più presto come intende organizzare lo sportello unico immigrazione della caserma Randaccio".

E' la richiesta della Cgil di Brescia, avanza dopo il blocco - risalente ormai a dieci giorni fa - dovuto all'inchiesta della magistratura, che accusa praticamente tutti i lavoratori dell'ufficio (oltre ad avvocati ed esponenti di associazioni, per un totale di 130 persone) di scorrettezza nelle applicazioni delle procedure: "La situazione dello sportello - continua - è in stato di abbandono".

Nato ai tempi della sanatoria del 2002, lo sportello unico dell'immigrazione ha unificato le funzioni in materia di immigrazione (su sanatoria, decreto flussi e ricongiungimenti familiari) della direzione provinciale Lavoro, della Questura, della Prefettura e dell'Inps.

Due i problemi emersi però fin da subito: da un lato l'affidamento del servizio a personale precario, prima interinale e poi con contratti rinnovati a tempo determinato rinnovati di sei mesi in sei mesi; dall'altro, peculiarità bresciana, la scelta di fare l'ufficio nell'area dell'ex caserma Randaccio: "E' uno spazio assolutamente inadeguato - continua il sindacato - per anni non ci sono stati nemmeno i bagni: non può a offrire un servizio degno di questo nome alle diverse decine di persone che ogni giorno vi si recano".

Sono, queste, denunce che la Cgil fatto ripetutamente nel corso degli anni "ma oggi la situazione è diventata disastrosa: i lavoratori precari indagati hanno difficoltà a parlare con gli avvocati o i rappresentanti delle associazioni per paura di essere accusati di 'reiterare il reato', lo sportello informazioni non esiste praticamente più, le persone che vanno lì non ricevono risposte e non sanno a chi rivolgersi. Una situazione indecente".

Le richieste di documenti che gli immigrati fanno sono necessarie per essere regolari in Italia, si trovano in quegli uffici perché lo impone la legge, fanno pratiche (come ricongiungimenti familiari) che arrivano a costare fino a 180 euro: "Hanno diritto ad avere risposte e hanno diritto ad avere pratiche istruite al meglio e in tempi rapidi".

Brescia è una delle provincie con il maggior numero di immigrati, che lavorano nelle aziende bresciane, ed ora si ritrova con uno Sportello immigrazione paralizzato o quasi.

"Il Prefetto - conclude la Cgil - deve dare delle risposte e dire cosa intende fare per rimetterlo in funzione. La situazione, ripetiamo, è di forte tensione sociale e non può essere sottovalutata: è arrivato, per tutti, il momento dell'assunzione di responsabilità".

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