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Cronaca

Armi, estorsioni, metodi mafiosi: Sorrentino a capo della banda, coinvolto un poliziotto

Tra gli indagati un ispettore di polizia, il proprietario di un bar della città e un commerciante d'auto. L'organizzazione è composta da un ventina di persone, tutte di origine campana

A loro sarebbero riconducibili alcuni inquietanti episodi avvenuti negli ultimi anni in città, come l'incendio di un'auto e del plateatico - nel marzo del 2017 - di un bar della zona del Tribunale. Su ordine del capo dell'organizzazione, alcuni malviventi che operavano per conto del sodalizio, avrebbero dato fuoco all'auto della proprietaria di alcuni dei locali occupati dalla pizzeria  'I tre monelli'.  Spazi che Sorrentino avrebbe voluto acquistare, ma che la donna non voleva vendere: da qui l'atto intimidatorio, per spaventare la vittima e costringerla a cedere lo spazio.

Una strategia simile a quella utilizzata, un mese più tardi, per spingere i proprietari di un bar, situato nelle vicinanze del palazzo di giustizia, a cedere l'attività a uno dei membri dell'organizzazione: in quell'occasione venne dato alle fiamme il plateatico del locale. 

Dulcis in fundo: la droga. Uno dei componenti della banda è finito in manette nel gennaio 2016 perché pizzicato mentre trasportava sul suo camion ben 7 kg di cocaina proveniente dall'Olanda e 153 mila euro in contanti. L'uomo è già ai domiciliari, ma ora dovrà rispondere anche della detenzione di ulteriori (e significativi) quantitativi di stupefacente, antecedenti al suo arresto in flagranza. 

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