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Cronaca

Armi, estorsioni, metodi mafiosi: Sorrentino a capo della banda, coinvolto un poliziotto

Tra gli indagati un ispettore di polizia, il proprietario di un bar della città e un commerciante d'auto. L'organizzazione è composta da un ventina di persone, tutte di origine campana

Dai furti in abitazione alle estorsioni. Dalla ricettazione agli incendi di auto, passando per l'usura e lo spaccio di droga. Si occuperebbe di parecchie attività l'organizzazione criminale finita nel mirino della squadra mobile e della procura di Brescia, dopo l'omicidio dei coniugi Seramondi. Un sodalizio criminale contiguo, ma non direttamente collegato, alla criminalità organizzata che emulerebbe, in tutto e per tutto, i clan della camorra.

Una banda che opererebbe con metodi mafiosi sul territorio cittadino e avrebbe pure rapporti diretti con alcuni pregiudicati calabresi, i cui cognomi sono collegati alla 'Ndrangheta.  Sarebbe composta da circa una ventina di persone, tutte accusate, a vario a titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso, incendio, traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione, riciclaggio, corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici.

Tra loro ci sarebbe anche il titolare di un bar, che si trova proprio nei pressi del tribunale di Brescia, un commerciante d'auto e pure un ispettore di polizia, interpellato in più occasioni per verificare e ottenere alcune informazioni, reperibili solo nella banca dati della polizia, come le targhe di alcune auto e il controllo dei precedenti di alcuni soggetti che gravitano nell'orbita della banda.

In cambio il poliziotto avrebbe ottenuto l'azzeramento degli 'interessi' su un prestito di poche migliaia di euro che avrebbe contratto proprio con la banda. L'ispettore - attualmente non in servizio e prossimo alla pensione - è accusato di corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici. 

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