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Cronaca

Crack da 36 milioni di euro: arrestati sei imprenditori e un direttore di banca

Tra Roma e Brescia il blitz della Guardia di Finanza: 7 persone arrestate e altre due sottoposte a ordinanza. Crack milionario ai centri commerciali, le indagini

Sette arresti tra Roma e Brescia per bancarotta fraudolenta, frode fiscale e autoriciclaggio: in manette sei imprenditori e un direttore di banca, di cui quattro tradotti in carcere e tre agli arresti domiciliari. Oltre a questo, il giudice per le indagini preliminari, Pietro Mondaini, ha emesso un'ordinanza di divieto di esercizio dell'attività e professionale nei confronti di altre due persone, un imprenditore e un architetto. Sono stati inoltre eseguiti sequestri per oltre 2 milioni di euro.

Sono i primi dati dell'operazione “Black Mall”, condotta dalla Guardia di Finanza di Padova su indicazione della Procura di Rovigo e del magistrato Andrea Bigiarini: le indagini riguardano le vicende societarie che hanno portato a un crack plurimilionario (36 milioni di euro) nella gestione di due centri commerciali, una a Capena (Roma) e l'altro a Borgo Veneto (Padova).

Operazione Black Mall: cosa è successo

Le indagini hanno permesso di ricostruire l'attività criminosa, che di fatto consisteva nella scissione e cessione di rami d'azienda, nonché l'utilizzo di false fatture per lavori edili, artificiosi appostamenti contabili, il depauperamento dei patrimoni aziendali delle imprese coinvolte. “Al fine di consentire la continuità aziendale – fa sapere la Finanza in una nota – gli imprenditori coinvolti si sono avvalsi, da un lato, di perizie gonfiate realizzate da un professionista compiacente per mascherare lo stato di insolvenza e dissesto che si era generato, e dall'altro della collaborazione di un direttore di banca, che sottraendosi agli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio, ha consentito ai sodali di distrarre rilevanti somme di denaro, veicolandole all'interno di società costituite ad hoc”.

Approfondimenti da Roma al Veneto

Gli approfondimenti, scattati dalla provincia di Roma, si sono poi estesi rapidamente fino al Veneto. Nel giugno 2019 erano state eseguite tre misure di custodia cautelare, sottoponendo a vincolo circa 6,8 milioni di euro: la scorsa estate, invece, erano stati sequestrati altri beni per oltre 1 milione, tra cui auto di lusso, fabbricati, quote sociali di società di capitali. La terza (e ultima, per ora) manche di sequestri ha invece coinvolto 2 milioni di euro di disponibilità finanziarie, presenti su 63 conti correnti intestati a tre degli indagati e a sette imprese compiacenti.

Una vera e propria "compagine criminale"

L'autorità giudiziaria ha disposto infine le misure cautelari di questi ultimi giorni per il pericolo di reiterazione dei reati, ma anche per il rischio di inquinamento probatorio, “essendosi gli indagati – fa sapere ancora la GdF – prodigati a distruggere varie fonti di prova e a falsificare, tra l'altro, i contratti di leasing di alcune autovetture sequestrate, stampandoli proprio in prossimità degli uffici del Tribunale”. Per i finanzieri si tratta di una vera e propria “compagine criminale”, che stava lavorando “per acquisire, con le modalità riscontrate durante le indagini, altri centri commerciali dislocati sul territorio nazionale”.

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