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Cronaca

"Hai una sigaretta?", poi botte e rapine: fermata la banda delle catenine

A incastrare la coppia di ventenni le telecamere di sorveglianza, che hanno ripreso gli episodi e un particolare tatuaggio sul volto di uno dei due rapinatori. Un dettaglio che ha consentito agli agenti della Squadra Mobile di Brescia di restringere il campo dei sospettati

Rapine, scippi, aggressioni tutte ai danni di giovanissimi - tra le vittime c'è pure un 13enne - e avvenute in pieno giorno, tra le vie del centro di Brescia, la Stazione e le fermate della metro. Episodi violenti, tutti verificatesi davanti agli obiettivi delle telecamere di sorveglianza.

Proprio le analisi di quei filmati hanno permesso agli agenti della Squadra Mobile di Brescia di individuare e fermare la coppia di ventenni che, tra la fine di marzo e il mese di aprile, ha seminato il terrore in città, guadagnandosi l'appellativo di banda delle catenine.

A facilitare le indagini un particolarissimo tatuaggio di uno dei giovani: una scritta sul sopracciglio, che ha permesso ai poliziotti di restringere il campo dei sospettati. In manette un 20enne del Ghana, già finito in carcere alcuni giorni fa per lo stesso tipo di reato, e un coetaneo italiano ma di origine africana per il quale il giudice ha disposto i domiciliari. 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due sono responsabili responsabili di 4 rapine, di uno scippo e di lesioni personali. Non solo: sono finiti nei guai anche per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La lista potrebbe non essere ancora finita: secondo gli inquirenti, la coppia farebbe parte di una 'gang' più ampia, ritenuta responsabile di altri episodi simili, sempre a danno di giovanissimi.

I fatti contestati si sono verificati nel centro storico di Brescia (via Moretto e piazza Vittoria), in alcune scuole e in stazione. Gli oggetti presi di mira dagli indagati erano sempre le collane d'oro indossate dalle vittime, che venivano avvicinate con alcuni espedienti: la coppia chiedeva una sigaretta oppure proponeva la vendita di fumo. Poi venivano aggredite e private dei monili indossati. A portare via la refurtiva era sempre lo stesso ragazzo, mentre il complice si occupava di bloccare e minacciare le vittime, qualora decisero di reagire e recuperare il maltolto. 

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