Armi, droga e usura: così la ‘ndrangheta ha preso Brescia
I nomi degli arrestati
La capacità delle cosche di 'ndrangheta di rigenerarsi e gestire affari criminali anche dal carcere, ma pure la conferma di quanto l'associazione di stampo mafioso calabrese sia ben radicata nel Bresciano, e non solo. È ciò che emerge dalle due inchieste incrociate - le operazioni "Blu Notte" e "Ritorno" - condotte dalla direzione distrettuale antimafia di Brescia e di Reggio Calabaria, dai raggruppamenti operativi speciali dei carabinieri e dalla guardia di finanza. Le operazioni sono in corso all'alba di oggi, martedì 13 dicembre, e hanno portato a due blitz distinti, ma strettamente correlati.
L'inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Brescia è partita da un’articolata attività investigativa condotta dai carabinieri del Ros nel 2018 che ha confermato l’esistenza di un'articolazione della cosca Bellocco di Rosarno (RC) nelle province di Brescia e Bergamo, delineandone gli assetti organizzativi, i collegamenti con le omologhe strutture presenti in Calabria e i reati, principalmente legati all’infiltrazione della 'ndrangheta nell’economia legale.
Affari criminali dal carcere
Al vertice dell'organizzazione di stampo 'ndranghetista che operava nel nostro territorio, per lo più dedita alla commissione di reati fiscali, c'era Umberto Bellocco, nipote dell'omonimo e storico capo della cosca deceduto nell'ottobre del 2022.
Nelle intercettazioni captate dai carabinieri viene registrato il “passaggio di mano” all’omonimo nipote classe ‘83, alias "Chiacchera", che ha dimostrato di avere la completa gestione del sodalizio e il conseguente controllo di tutti i consociati, nonostante la condanna - in via definitiva - avvenuta nel 2009 per associazione mafiosa. L’ascesa del nuovo vertice della cosca di Bellocco continua anche nell’ambito carcerario, circuito nel quale vengono rilevate – con il fondamentale contributo del nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria – la posizione di primazia dell'uomo tra i ristretti del carcere di Lanciano, intessendo alleanze trasversali con altre potenti organizzazioni criminali operanti su tutto il territorio nazionale. Lo stato di reclusione non ha infatti impedito a Umberto Bellocco di partecipare attivamente alle dinamiche criminali che hanno riguardato il sodalizio. Un aspetto reso possibile dalla detenzione illecita di telefoni cellulari, il cui approvvigionamento era favorito dal supporto di altri detenuti e dai familiari di questi, per lo più semiliberi o ammessi ai colloqui.
L'inchiesta di Brescia
Sono stati anche individuati i terminali calabresi (stanziali a Rosarno) della struttura criminale lombarda i quali concorrevano nella gestione delle molteplici attivita? economiche di interesse del sodalizio che venivano realizzate prevalentemente tramite un imprenditore, operante tra Brescia e Bergamo nei settori edile e immobiliare, che nel frattempo è deceduto per Covid.
Stando alle indagini, si tratterebbe di una complessa frode al fisco e di riciclaggio di denaro. Si ritiene che l'imprenditore bergamasco abbia fornito un grande contributo alla vita dell’associazione mediante la commissione di delitti tributari e di somministrazione fraudolenta di manodopera. Reati commessi attraverso un articolato circuito di società cartiere, deputate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Un sistema complesso che è stato compiutamente ricostruito dalla guardia di finanza, i cui accertamenti hanno consentito l’aggressione patrimoniale dei profitti illeciti degli ipotizzati reati fiscali.
Le ordinanze di misure cautelare emesse dal Tribunale di Brescia (su richiesta della Procura) sono 13. Sono stati tutti arrestati: 12 in carcere e uno ai domiciliari. Le persone in questione sono indagate, a vario titolo, anche per i delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e in materia di lavoro. Nel Bresciano sono stati sequestrati beni per un valore di circa 5 milioni di euro (imprese, beni immobili, quote societarie).
I nomi degli arrestati
Oltre a Umberto Bellocco, sono finiti in carcere: Francesco Mercuri; Antonio Macrì; Natale Rullo; Pasquale Rullo; Rocco Bellocco; Maria Serafina Nocera; Francesco Fiumara; Francesco Benito Palaia; Umberto Cristello; Michele Zerbini; Reddi Pievani; Renato Galante; Daniele Rota e Mariano Cosentino.
Sei gli imprenditori bresciani finiti nel mirino degli inquirenti tra cui anche Giovanni Borgia, nei confronti del quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Le indagini interessano in realtà tutta la penisola con una serie di operazioni congiunte contro la 'ndrangheta: agli arresti bresciani si aggiungono altre 65 persone in manette (di cui 47 in carcere e 16 ai domiciliari).