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Cronaca

“Voglio morire in nome di Allah: non riesco più ad aspettare il paradiso”

BRESCIA. L’attività investigativa della Polizia di Stato ha permesso di ricostruire il percorso di radicalizzazione condotto dalla giovane figlia dell’imprenditore bresciano (P.S. le iniziali), fermata prima di partire verso la Siria per arruolarsi nell’Isis.

I poliziotti della Digos di Brescia e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione hanno riscontrato le varie fasi della sua estremizzazione, iniziata dall’indossare dall'indossare il burqa e continuata dall’uscire sempre meno di casa, solamente per incontrare il marito. Quest’ultimo, dall’inizio di quest’anno, non frequentava più l’abitazione di famiglia, circostanza documentata da mirati servizi di pedinamento.

Le evidenze investigative, acquisite attraverso il monitoraggio dei profili Facebook in uso ai due soggetti, hanno permesso di seguire le varie forme di esaltazione del Califfato e di propensione al martirio da parte di entrambi.

Sulla sua bacheca Facebook, utilizzata per comunicare con il marito, ecco cosa scriveva P.S.: “Oh Allah, ti chiedo una morte nel tuo sentiero, e Ti chiedo una morte nel paese del tuo profeta… Il Paradiso il Paradiso il Paradiso, giuro che non ce la faccio ad aspettare…”. Ed ancora: “Che Allah ti conceda Shahada (martirio) e un posto nel paradiso”. Tutte esternazioni alle quali il tunisino apponeva il proprio consenso: “Dio dai la tua gloria ai Mujahedin sul tuo sentiero e falli vincitori sulla terra…”.

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati vari supporti informatici – su cui è in corso ulteriore attività di indagine – ed i documenti validi per l’espatrio intestati alla ragazza, che la stessa avrebbe potuto utilizzare per raggiungere il sedicente “Stato Islamico”. 

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