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Cronaca Via Milano

Chiude la Caffaro? Una bomba ecologica pronta ad esplodere

Sotto la lente di ingrandimento le tonnellate di sostanze cancerogene ancora all'interno dei macchinari, che richiedono una manutenzione costante, e il problema della falda

Sale la tensione sul caso PCB, dopo l'annuncio da parte del Gruppo Fedeli - titolare della Caffaro - di voler spostare l'attività a causa delle difficoltà che lo stabilimento sta attraversando per i rincari dell'energia elettrica, che hanno provocato un sensibile aumento dei costi, facendo maturare la concreta possibilità di trasferire altrove la produzione di clorito di sodio.

Tra le spese sotto accusa, anche quelle per le pompe idrovore utilizzate per tenere il più possibile la falda sottostante, in modo da non farla entrare in contatto con i terreni contaminati.

PCB: rinnovabili e bonifica,
come hanno fatto alla NASA

Ieri, a Palazzo Loggia c'è stato un incontro tra Del Bono e i rappresentanti della Ferretti, che se ne sono andati senza lasciare dichiarazione alcuna alla stampa. Il primo cittadino, invece, ha detto di comprendere "le difficoltà" e ha chiesto "di valutare l'ipotesi di rimanere in via Milano, garantendo così i posti di lavoro dei dipendenti Caffaro".

Riguardo agli aspetti ambientali, ha puntualizzato "che un'eventuale chiusura dello stabilimento prevede come priorità un passaggio di consegne preciso e attento ai soggetti che dovranno intervenire al posto dell'azienda per garantire la sicurezza della falda e il pompaggio dell'acqua. Gli uffici comunali monitoreranno la situazione, garantendo il proprio supporto e vigilando che si eviti qualsiasi tipo di rischio ambientale".

In caso di cessata attività, ai problemi della falda e della perdita del posto di lavoro per i 60 operai, si aggiunge anche la questione della manutenzione dei macchinari: una vera e propria bomba a orologeria, tonnellate di PCB incustodite che attualmente sono sotto controllo grazie ad allarmi che segnalano ogni minima perdita. Anche le guarnizioni rischierebbero di danneggiarsi in poco tempo: il triclorobenzolo e il pentaclorobenzene finirebbero in vasche di contenimento fuori norma, in quanto non impermeabilizzate da speciali vernici.

Negli ultimi mesi è venuto a galla il disastro ambientale nella zona sud della città e nei comuni limitrofi, centinaia di ettari di terreno e chilometri di rogge contaminate. Ora, la spettro della cessata attività riporta l'attenzione nel cuore delle stessa Caffaro, lì dove tutto ha avuto inizio.

Le aree inquinate dalla Caffaro


Occupazione scuola Deledda © Bresciatoday.it


veleni & pcb, manifestazione in loggia © pizzocolo/bresciatoday

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