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Cronaca Bedizzole

"Atroce, disumano: massacrata e s'è accanito sul cadavere, una cosa mai vista"

I giudici definiscono l'omicidio come un gesto atroce e crudele. Il perito del Gip rifiuta la tesi della seminfermità mentale.

Sono 57 le pagine di motivazione della Corte d’Assise di Brescia, per la sentenza di condanna all’ergastolo di Andrea Pavarini, l’uomo che – il 25 gennaio 2020 a Bedizzole – massacrò e uccise Francesca Fantoni.

“Non può che evidenziarsi l'atrocità e la disumanità mostrata dall’imputato, che ha infierito sulla vittima con crudeltà fino a massacrarla, infliggendole gratuitamente sofferenze aggiuntive rispetto a quelle idonee a procurarne il decesso”, scrive il presidente della Corte Roberto Spano.

Durante il processo, la difesa – rappresentata dall’ avvocato Ennio Buffoli – aveva chiesto l’assoluzione per la parziale incapacità mentale del proprio assistito. Pavarini era già conosciuto per la sua morbosità nei confronti delle donne, ma, precisano i giudici, fino alla notte del delitto “i pregressi comportamenti debordanti tenuti dall’imputato nei confronti di figure femminili non erano mai trascesi in atti di estrema violenza”. 

Pavarini aveva ammesso l’omicidio senza mai dare spiegazioni di tale gesto. Il perito del gip contraddice i consulenti della difesa, affermando come l’imputato, “apparentemente bizzarro e disorganizzato”, fosse invece capace di intendere e di volere. “Nella valutazione complessiva della vicenda non può non rimarcarsi l'efferatezza di un gesto criminale a dir poco orribile – si legge ancora nella sentenza – Come si è detto, il medico legale Restori ha affermato di non aver mai visto nelle oltre duemila autopsie un accanimento su un cadavere di tale portata”.

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