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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Agnosine

Sequestrate 3 maxi discariche: torrente devastato da metalli pesanti

Un ripugnante disastro ambientale. Sigilli a 3 imponenti discariche di rifiuti di Agnosine

Tre imponenti discariche di rifiuti, tutte situate ad Agnosine, sono state sequestrate. Il blitz dei Carabinieri Forestali della stazione di Vobarno è scattato giovedì mattina, al termine di una lunga e complessa indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Mauro Leo Tenaglia.

L'inchiesta è cominciata a febbraio dello scorso anno, quando i militari hanno scovato un torrente le cui acque erano diventate completamente bianche, per un tratto di circa 600 metri. L'alveo del corso d'acqua era totalmente ricoperto di abbondanti depositi di fanghi bianchi e da incrostazioni di aspetto calcareo.

Partendo proprio questi indizi, i carabinieri sono riusciti, nei mesi successivi, ad individuare la fonte e la causa dell'inquinamento: centinaia di migliaia di tonnellate di scorie prodotte da tre acciaierie del vicino Comune di Odolo  – di cui solo una attiva tutt'oggi–  erano state intombate negli anni ‘80 in altrettante discariche che occupano una superficie di oltre 5 ettari. Tutte e tre si trovano proprio a ridosso del corso d’acqua e oggi sono nascoste dalla vegetazione boschiva. I proprietari non avevano mai predisposto un idoneo sistema di raccolta e gestione del percolato, obbligatoriamente previsto sia dalle norme dell’epoca che da quelle attuali. Ed ecco perchè le scorie sono finite all'interno del torrente. 

Un'omissione, lunga dal 1987 ad oggi, che ha comportato l'accusa di quattro persone: devono rispondere del reato di inquinamento ambientale aggravato. Rischiano la reclusione da due a sei anni e una multa da 10.000 a 100.000 euro.

La mancanza di un sistema di raccolta del percolato - caratterizzato da un pH elevatissimo in quanto contenente massicce dosi di idrossido di calcio derivante dal dilavamento delle scorie -  ha fatto in modo che i pericolosi resti finissero per decenni nel torrente colorandolo, appunto, di bianco. Ma questa, pur essendo la manifestazione più evidente dell’inquinamento, non è certo la conseguenza che desta maggiore preoccupazione: i campionamenti che i militari hanno condotto sui sedimenti del corso d’acqua – con il supporto dei tecnici di Arpa Lombardia – hanno infatti consentito di accertare come il continuo rilascio di percolato di discarica abbia determinato l’inquinamento e la compromissione di tale ecosistema fluviale, con superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per metalli pesanti quali Piombo, Zinco e Cadmio, nonché per inquinanti persistenti di riconosciuta cancerogenicità come i Policlorobifenili (Pcb).

Tre degli indagati, dirigenti dell’acciaieria ancora attiva, sono inoltre accusati di aver commesso anche il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, punito con la reclusione da due a sei anni.

"Consapevoli delle caratteristiche inquinanti del percolato prodotto dalla propria discarica, a partire dal 2008 lo hanno abusivamente raccolto e miscelato con le acque di raffreddamento degli impianti aziendali mediante un sistema di vasche, pompe e tubazioni – anche questo sequestrato – con lo scopo di diluire le sostanze inquinanti ed abbassare il ph grazie all’aggiunta di acido solforico, per poi scaricare il tutto nel torrente e risparmiare così i costi che una corretta gestione e smaltimento di tale rifiuto avrebbero comportato", si legge nella nota stampa dei Carabinieri Forestali. 

L’Autorità Giudiziaria ha già concesso il nulla osta per accedere alle aree in sequestro perchè possano essere realizzati tempestivamente gli opportuni interventi di messa in sicurezza finalizzati ad impedire ulteriori sversamenti di percolato. Le attività di bonifica e ripristino ambientale dovranno essere eseguite dai responsabili, a proprie spese.

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