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Cronaca

Persi 500mila euro nel gioco d’azzardo, si vendicava rapinando sale slot

Dopo la rapina violenta dello scorso 28maggio resta in carcere il 38enne di origini brasiliane. Dalla sua storia emerge il motivo delle sue azioni criminali.

500mila euro andati in fumo per colpa del gioco d’azzardo, e con essi il lavoro, gli affetti, la dignità. Dal racconto reso in prima persona da Yosemar Trivisonno, il 38enne fermato in seguito alla rapina violenta (il gestore è stato ricoverato in ospedale per ferite lacero contuse alla nuca, prognosi di 15 giorni) effettuata la notte del 28 maggio presso la sala “Slot café by Piccadilly” di via Trento in città, emergono tanti particolari della sua storia personale, dell’ascesa e della rapida caduta per colpa dell’azzardo.  

Yosemar Trivisonno ha origini brasiliane, è cresciuto in una casa famiglia e poi è stato dato in affido nel Bresciano. Solo tre anni fa viveva una vita da benestante, possedendo due gelaterie, a Travagliato e sul lago di Garda, dando lavoro complessivamente a dieci persone. Poi è entrato in scena il gioco d’azzardo, e le gelaterie sono fallite, tra il 2012 e il 2013, a causa dei debiti con i fornitori, degli stipendi non pagati ai dipendenti, del tempo trascorso lontano dagli affari e vicino alle macchinette. 

Stando agli inquirenti Yosemar sarebbe responsabile di altre tre rapine ai danni di sale slot, oltre a quella del 28 maggio: quella del primo maggio alla Admiral di via Zara (bottino di 2mila euro), la prima compiuta sempre allo Slot Café (bottino da 5mila euro) e infine quella alla Admiral di via Vallecamonica, il 23 maggio (bottino da 16mila euro). In totale il frutto dei colpi ammonta a 27mila euro, denaro che in qualche modo Trivisonno considerava come risarcimento per i 500mila persi al gioco. Sposato e separato, Yosemar Trivisonno ufficialmente risiede a Sirmione. Per i suoi colpi si appoggiava al garage dell’abitazione dei suoi genitori, in città. Fra i suoi precedenti ci sono condanne per ricettazione, insolvenza fraudolenta e appropriazione indebita, ma è la prima volta che finisce in carcere.

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