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Cronaca Roncadelle

Aveva paura di perdere tutto: la vita al limite del killer Cosimo Balsamo

Le aveva provate tutte, ricorsi e perfino proteste plateali: voleva evitare ad ogni costo la confisca dei suoi beni e della sua casa. Un “tarlo” che a quanto pare l'ha ossessionato fino all'ultimo

Abitava a Roncadelle Cosimo Balsamo, insieme alla moglie Simonetta e alle figlie Angela e Valentina, in una bella villa acquistata nel 2001, pochi mesi prima di essere arrestato per la prima volta. A seguito della condanna per furto e ricettazione, quando faceva parte della “banda dei Tir”, la sua casa sarebbe dovuta essere confiscata, e “trasferita” all'amministrazione comunale.

Una procedura contro cui lui si era sempre opposto, che giudicava ingiusta, per cui aveva protestato anche duramente: la più eclatante il 9 gennaio scorso, quando era salito sul tetto del Palagiustizia di Via Gambara a Brescia issando un doppio striscione, in cui appunto chiedeva “giustizia per l'ingiustizia subita”, e ancora la revoca di quella “confisca illegittima”.

Sarebbe questo il “tarlo” che lo ha accompagnato nell'ultimo anno e mezzo della sua vita, fino ad arrivare alla carneficina di mercoledì e al suo suicidio, nel parcheggio di un supermercato di Azzano Mella. Balsamo aveva fatto ricorso alla Corte di Cassazione, perfino alla Corte europea per i Diritti dell'uomo. Senza successo.

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