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Bollette sbagliate di gas e luce: come e quando chiedere la rettifica

Può capitare, purtroppo, di ricevere (e pagare) una bolletta sbagliata di gas e luce: ecco come richiedere la rettifica, recuperare i soldi e avere un indennizzo

Non è sempre facile comprendere fino in fondo una bolletta del gas o della luce: ma è sempre meglio starci attenti, così da evitare che eventuali errori del fornitore (o venditore dir si voglia) ci costringano a pagare più del dovuto, per consumi che magari non abbiamo effettuato. A tal proposito esiste una procedura ad hoc, la cosiddetta rettifica della bolletta: è infatti prevista dal Codice di condotta commerciale per la vendita di energia elettrica e di gas naturale.

Quando si può chiedere la rettifica

Ma quali sono i casi in cui possiamo avviare una procedura di rettifica? Questo succede quando ci rendiamo conto che l'importo da pagare è più alto (e perché no più basso: siamo onesti) di quanto dovrebbe essere. In particolare esistono tre cause specifiche che ci permettono di identificare l'anomalia.

A partire da offerta e consumi: in questo caso l'offerta può essere inadeguata, appunto, ai nostri consumi (tariffa bioraria e monoraria, e viceversa). Ma si possono notare delle differenze importanti anche quando siamo di fronte a una bassa efficienza energetica, oppure in ultimo – ma non per importanza – per via di una mancata autolettura, ovvero quell'operazione che consiste nel leggere il contatore di gas o luce e comunicare i dati al fornitore.

Come chiedere la rettifica di una bolletta

Quando ci accorgiamo dell'errore, la prima cosa da fare è segnalarlo subito al fornitore: ciascun distributore ha dei propri canali specifici, ma diciamo pure che con una bella lettera (insomma, una comunicazione scritta) non si sbaglia mai. Andranno allegati all'istanza tutti i nostri dati, magari un prospetto dei consumi degli ultimi mesi e pure un'autolettura. Ulteriori dettagli sono disponibili nel celebre Atlante del consumatore, messo a disposizione dall'Arera, l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente.

Cosa deve fare il fornitore: tempi e indennizzi

E' sempre l'Arera a ricordarci che, se il venditore riconosce l'errore di fatturazione, il cliente ha diritto all'accredito della somma che gli era stata addebitata per errore. Nel caso di una fattura già pagata o rateizzabile, il fornitore deve provvedere all'accredito entro 60 giorni solari dalla data di ricevimento della richiesta scritta di rettifica di fatturazione. Questo termine include i tempi per l'eventuale acquisizione di dati tecnici. In caso la fatturazione sia quadrimestrale, i tempi si dilatano fino a 90 giorni.

L'accredito della somma non dovuta può essere effettuato anche in bolletta: se invece residua un credito del cliente, lo stesso deve essere corrisposto con rimessa diretta (assegno, bonifico o altro). Se l'accredito di una fattura già pagata avviene oltre i tempi massimi previsti, il venditore dovrà liquidare al cliente – nella prima bolletta utile – una serie di indennizzi automatici.

Questi partono da un minimo di 20 euro se la risposta arriva entro il doppio del tempo massimo, ad esempio 120 giorni se la fatturazione non è quadrimestrale: ma diventano 40 euro se arriva oltre il doppio del tempo massimo e addirittura di 60 euro se arriva dopo il triplo del tempo massimo. Il cliente deve comunque ricevere l'indennizzo entro 8 mesi da quando il venditore ha ricevuto la richiesta.

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