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Il mental coach: a cosa serve l'allenatore della mente

Di cosa si occupa un mental coach? L'allenatore della mente al servizio di vip e sportivi

Tutti ne abbiamo sentito parlare negli ultimi mesi, anche grazie a Marcell Jacobs: il doppio campione olimpico, infatti, ha raccontato (anche nel suo libro "Flash") di come la mental coach Nicoletta Romanazzi di fatto abbia cambiato il suo approccio alle gare, e in un certo senso alla vita. Una figura sempre più richiesta da vip, sportivi, uomini d'affari e politici: da non confondere con lo psicologo, in quanto il mental coach si occupa di focalizzare il proprio cliente (o paziente) sugli obiettivi che vuole raggiungere. Per ottenere il massimo dei risultati conta anche l'aspetto mentale.

E' lunghissimo l'elenco dei vip che negli anni si sono affidati a un mental coach. Da Oprah Winfrey a Cher, da Adele a Jennifer Lopez, e ancora Madonna, Lady Gaga, Elton John, George Michael. Nel mondo del cinema parliamo di Ben Affleck, Hugh Jackman, Jude Law, Forest Whitekaer e Tom Hanks (e anche sua moglie Rita Wilson). Nella politica spicca sicuramente Barack Obama, che si affidò a un mental coach ancora prima della sua doppia avventura presidenziale. E dicevamo del mondo dello sport: non solo Marcell Jacobs ma anche Matteo Berrettini e in passato Serena Williams.

Cosa fa il mental coach

Il mental coach è un professionista autorizzato, con una formazione specifica e qualificata. "E' importante avere una laurea in scienze umanistiche, possibilmente in psicologia, oltre a una formazione adeguata, almeno triennale", spiega Paolo Bran Veneziani, Life&Mental Coach con esperienza più che ventennale: "Il coaching aiuta a focalizzare i giusti obiettivi, a gestire le emozioni. Ad esempio - continua Bran Veneziani - spesso mi occupo di chi soffre di insicurezza, insoddisfazione o mancanza di autostima. Ma anche di chi ha paura".

Nel caso dei cantanti, il problema può essere il dover affrontare l'ansia del pubblico: esistono terapie ed esercizi specifici, dal protocollo psicologico di Carl Roger alla mindfulness, oppure la terapia Gestalt. La "mission" del mental coach è trasformare i limiti personali, le paure e le insicurezze in punti di forza, così da costruire una "positiva trasformazione", una maggiore determinazione, una rinnovata autostima.

La respirazione diaframmatica

Mental coach, ovvero l'allenatore della mente: è chiamato a lavorare e intervenire sui diversi ambiti della sfera psicologica ed emotiva. Viene considerato uno "specialista", a differenza del life coach che invece agisce in modo più generale: anche se i confini tra le due realtà, inevitabilmente, non possono che assottigliarsi o allontanarsi a seconda delle situazioni. Una delle "strategie" più note di Paolo Bran Veneziani (e spesso del mental coaching in senso lato) è la respirazione diaframmatica, definita "la respirazione naturale e ideale".

Grazie alle respirazione diaframmatica è possibile ottenere diversi vantaggi, alcuni anche immediati tra cui:

  • scaricare la tensione dal colle e dalle spalle
  • assumere una postura corretta
  • migliorare il tono della voce, che diventa più nitida. 

"La respirazione è una funzione così importante per il nostro corpo - dice ancora Bran Veneziani - che agendo su di essa possiamo riuscire a regolare il nostro stato emotivo e aumentare la velocità di recupero dallo stress". Anche il doppio campione olimpico Marcell Jacobs non ha mai nascosto i suoi esercizi di respirazione, anche poco prima di una gara.

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