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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Chi occupa le terapie intensive, chi rischia la zona gialla il 3 gennaio

Le osservazioni dell'associazione anestesisti rianimatori ospedalieri, le regioni che cambieranno colore a inizio del prossimo anno

La nuova ondata di contagi diventa sempre più pressante e le terapie intensive rischiano a breve di diventare inaccessibili. Secondo Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), nel giro di tre o quattro settimane le terapie intensive potrebbero arrivare a riempirsi; attualmente, l'occupazione dei posti letto ha già raggiunto il 12%, superando la soglia critica fissata al 10%. Se le ultime strette prese dal Governo risulteranno efficaci, congiuntamente alla protezione data a chi si è vaccinato, forse il peggiore degli scenari sarà però evitato.

Ma qual è l'identikit di chi arriva in terapia intensiva? "Abbiamo sempre il 75-80% dei pazienti che è non vaccinato - risponde Vergallo -. C'è uno zoccolo duro che manifesta incrollabili certezze anche davanti al rischio di non uscire dalla terapia intensiva, poi c'è anche chi alla fine capisce che ha sbagliato a non vaccinarsi". Ad allarmare gli anestesisti è anche l'assistenza agli altri malati, che oggi "sta soffrendo molto", rimarca Vergallo: "Non dimentichiamo che quanto più l'ospedale soffre per la pressione dei pazienti Covid, tanto più subisce un contraccolpo la capacità di erogare l'assistenza e le cure ai pazienti non Covid".

"Sotto il profilo sanitario, l'abbiamo visto in Germania, è più efficace un lockdown per i non vaccinati che andare a ridurre la quarantena per i contatti di un positivo. Ma sono scelte che deve fare la politica, tenendo conto anche di un equilibrio con le attività economiche e sociali del Paese", sottolinea poi Vergallo, commentando l'ipotesi che domani il Cts decida per una riduzione della quarantena per i vaccinati che hanno avuto un contatto con un positivo.

Le regioni in zona gialla e quelle che rischiano l'arancione

Al momento in Italia ci sono 7 territori oggi in zona gialla - Calabria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Veneto e province autonome di Trento e Bolzano. Con i parametri attuali, si finisce in zona gialla, arancione o rossa quando si superano a livello regionale contemporaneamente tre parametri prestabiliti. E quindi la zona arancione a gennaio 2022 appare inevitabile.

Si finisce in zona gialla con incidenza oltre i 50 casi ogni centomila abitanti, 15 per cento di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ordinari, e 10 per cento di posti letto occupati nelle terapie intensive Covid. Per la zona arancione, incidenza superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 30 per cento di posti letto occupati nei reparti ordinari e 20 per cento nelle terapie intensive. Per la zona rossa, incidenza sempre superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 40 per cento di posti letto occupati nei reparti ordinari e 30 per cento nelle terapie intensive.

Il prossimo passo sarà la zona gialla per chi è ancora in zona bianca. Le due regioni quasi certe del cambio colore il 3 gennaio 2022 sono Lazio e Piemonte. Il Lazio ha le terapie intensive al 14% e i reparti ordinari al limite (15%), mentre il Piemonte supera già entrambe le soglie (14% rianimazioni e 17% reparti). In bilico anche la Lombardia che è oltre soglia per i posti occupati in terapia intensiva con il 12% ed è quasi al limite del 15% nei reparti ordinari. Occhi puntati anche su Emilia-Romagna, Sicilia e Umbria. 

Le prime aree a finire in zona arancione potrebbero essere Liguria, Calabria, Bolzano, Trento, Marche e Friuli Venezia Giulia. In caso di aumento dei ricoveri (l'incidenza con Omicron è fuori controllo quasi ovunque) rischiano per prime, già il 3 gennaio forse, il passaggio in zona arancione. Più probabilmente il 10 gennaio 2022. 

A perdere la speranza sono proprio i governatori. A gennaio Toti ha già previsto un possibile cambio di colore della Liguria. Il Veneto è già predisposto alla zona arancione: come affermato dal governatore Zaia in terapia intensiva l’80% non è vaccinato e quasi tutti sono di età medio bassa. Al momento, nonostante l’alto numero di nuovi positivi, gli ospedali veneti registrano un calo dei ricoverati con 1050 ospedalizzati non gravi e 165 in terapia intensiva. 

Fonte: Today

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