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Fiumi in secca, i rischi sono anche igienico-sanitari: lo spettro della legionella

L'intervista al presidente del Consorzio di Bonifica Chiese Luigi Lecchi

L'abbassamento di un metro del lago d'Idro non risolverà il problema per sempre, anzi. Si tratterebbe di una soluzione 'tampone'. I milioni di litri di acqua che potrebbero essere rilasciati dell'Eridio (e messi a disposizione dell'agricoltura) basterebbero solo per una decina di giorni, poi - se la situazione non dovesse cambiare - sarà inevitabile la chiusura dei rubinetti da parte del Consorzio di Bonifica Chiese, che non darà più acqua agli agricoltori.

Insomma, l'intervento del Ministero della Transizione Ecologica, che a breve dovrebbe dare il via libera allo 'scarico' delle acque del lago d'Idro, non sarebbe definitivo e sposterebbe solo più avanti la scadenza fissata dal commissario regolatore che fa capo ad Aipo, l'Agenzia Interregionale per il fiume Po. Una volta raggiunto il livello minimo, al consorzio non resterà infatti altra soluzione che quella di diminuire il rilascio dell'acqua. Qualora non arrivasse il via libera da Roma, lo stop avverrebbe tra tre due giorni, il 30 giugno: "Vuol dire vedere un terzo dall'acqua in meno, rispetto a quella che sta arrivando ora, nei canali e nelle rogge", avverte Luigi Lecchi, presidente del Consorzio di Bonifica Chiese.

Problemi igienico-sanitari

A rischio non c'è solo l'irrigazione dei campi. Altri scenari si aprirebbero infatti se il Chiese dovesse diminuire il rilascio: 
"L'acqua presente nei canali riuscirebbe a diluire a malapena gli scarichi ad uso civile, aprendo così la strada a possibili problemi di tipo igienico-sanitario". Una conseguenza poco allettante, che fa tornare alla mente l'epidemia di legionella esplosa tre anni fa proprio nei Comuni bagnati dal Chiese: il fiume era diventato una bomba batteriologica, pare proprio a causa della siccità.

Falde a rischio

Il quadro prospettato da Lecchi, qualora non arrivassero - come una manna dal cielo - abbondanti precipitazioni è alquanto problematico: "Se saremo costretti a diminuire il rilascio, si aggraverà anche la situazione delle falde: non ricevendo acqua durante l'irrigazione, si abbasserebbero ancora di più i livelli, con il rischio concreto che i pozzi vadano in crisi e quindi non riescano più a garantire acqua potabile ai cittadini". 

"Le autorità sono già state avvisate - conclude Lecchi -  e sanno benissimo cosa sta succedendo: vediamo se il ministro concede la deroga per abbassare il lago Idro e prelevare l'acqua da lì, almeno per i prossimi 10 giorni. Poi non resta che sperare nella pioggia".


 

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