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La siccità metterà in ginocchio il Nord Italia: l’allarme Ue inascoltato

Mentre il governo italiano lavora a “potenziare il monitoraggio sulla scarsità idrica”, venti ricercatori europei a marzo avevano previsto cosa sarebbe successo

A fronte della siccità che sta colpendo il Nord Italia, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato che il governo sta “potenziando il monitoraggio sulla scarsità idrica” e che verrà attivato “un Tavolo politico istituzionale di alto profilo, per fare un quadro d'insieme delle misure a livello nazionale”. Ma per capire la gravità del carenza d’acqua nel bacino del Po basta consultare i rapporti pubblicati dalla Commissione europea sulla base dei dati di Copernicus, il sistema satellitare dell’Ue. “Per i prossimi tre mesi si prevedono condizioni più secche del normale per la maggior parte dell'Italia (e del Sud Europa in generale)”, si legge in un documento pubblicato a marzo e dal titolo quantomeno profetico: “Siccità nel Nord Italia”.

I ricercatori consultati dall’Ue tre mesi fa avevano previsto che per l’anno in corso sarebbe stato "meno probabile che abbondanti precipitazioni" avrebbero portato "sollievo alla situazione attuale". Un quadro che già all’epoca sollevava “preoccupazioni per gli impatti diffusi e simultanei” della carenza d’acqua. “All'inizio di marzo 2022 sono state osservate condizioni di umidità del suolo più asciutte del normale sulla maggior parte del Nord Italia”, si evidenzia nel documento che passa in rassegna tutti i segnali d’allarme che, se presi sul serio, avrebbero consentito al governo di Roma di non farsi prendere alla sprovvista dall’andamento climatico delle ultime settimane. 

“Quasi nessuna precipitazione è stata osservata in Piemonte da dicembre 2021” con “circa 40 millimetri da dicembre 2021 a febbraio 2022, contro un valore atteso di 160 millimetri”. E ancora: “Lo scarso accumulo di neve è stimato dall'indicatore Snow Water Equivalent con valori estremamente bassi nelle Alpi meridionali durante l’inverno”. Ma anche “la temperatura invernale più calda ha contribuito al ridotto accumulo di neve. Queste condizioni causano preoccupazioni per il contributo dello scioglimento della neve agli scarichi dei fiumi in tarda primavera, aumentando la probabilità di siccità idrologica nei prossimi mesi”, si legge ancora nel documento.

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Alla relazione tecnica curata dal Joint Research Centre europeo hanno lavorato venti ricercatori ed accademici, tra cui Andrea Toreti del Centro di Ispra, primo firmatario della pubblicazione. Gli autori hanno messo in evidenza anche gli effetti collaterali della carenza di risorse idriche nel Nord del Paese. “La siccità sta già incidendo sul volume di acqua immagazzinata per la produzione di energia nel sistema idroelettrico italiano”, si legge nel rapporto. “La maggior parte dei giacimenti è al di sotto dei valori minimi storici da settembre 2021. Gli ultimi dati mostrano una quantità di energia immagazzinata di 774 GWh a inizio marzo 2022, il 27,5% in meno rispetto al minimo di 8 anni (1068 GWh nel 2021)”. Dati che offrono la dimensione reale del fenomeno troppo spesso ridotto a un problema per la sola agricoltura. Ma i segnali d’allarme sono sono stati ignorati finché gli scenari previsti dalla comunità scientifica non si sono trasformati in tragiche realtà.

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