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Un anno fa è scappata dalla guerra, ora la vita di Olga è rinata in una sartoria

La giovane è stata ospitata dalla Casa Delbrêl di Rodengo Saiano: "Ogni giiorno penso alla mia famiglia"

A un anno dall'inizio del conflitto in Ucraina, nessuna delle due parti ha ancora avuto la meglio. E mentre cresce il dubbio su cosa significhi davvero la parola 'vittoria', continua la scia di dolore, morte e distruzione, di legami familiari spezzati. Sono oltre 600mila i profughi ucraini (o sarebbe meglio dire: ucraine) che – scappati dalla furia dei missili russi – hanno già trovato un lavoro in Europa.

Tra di loro c'è anche Olga Bilenciuk, ha 33 anni e da quasi un anno è ospite presso Casa Delbrêl di Rodengo Saiano: "Sono partita con mia nonna dall'Ucraina – racconta –. Lì ho lasciato il resto della mia famiglia, mia madre e mio fratello, e tanti amici". "In questo momento si parla un po’ meno di quello che sta succedendo nella mia terra – continua la giovane –. Si dice molto degli armamenti, ma la situazione è ancora molto grave. A distanza di un anno si è immersi in una vita che non è vita, la normalità si è interrotta. La guerra, il dolore, la sofferenza, la morte, non sono spariti. Anzi".

Olga lavorava come modellista, aveva un suo laboratorio di sartoria nel centro di Kiev. Ha dovuto fare tanti sacrifici per aprirlo e, il 24 febbraio, quando i primi missili russi sono arrivati, le è crollato il mondo addosso: "Nessuno si aspettava quello che è successo – spiega –. Ricordo i primi giorni atroci: le bombe, le notti nei rifugi, il freddo. Ci sentivamo in trappola". 

Poi l’arrivo in Italia, prima a Brescia e poi a Casa Delbrêl di Rodengo Saiano. Un luogo dove ha ritrovato fiducia e dove ha avuto la possibilità di ripartire con ciò che la fa stare bene: il lavoro creativo sartoriale. Da qualche mese, infatti, la 33enne fa parte dello staff dell'Atelier Bebrél, sempre a Rodengo. Si tratta di una sartoria nata per dare un'opportunità a donne in difficoltà e per dare loro una prospettiva di vita migliore; attraverso formazione e lavoro, il laboratorio crea condizioni affinché possano inserirsi o re-inserirsi nel mondo sociale e lavorativo, acquisendo una propria autonomia. 

"Come è capitato a me che, da modellista, ho avuto l’occasione di proseguire il mio percorso personale creando abiti, accessori e portando il mio contributo creativo – conclude –. Non che non pensi all'Ucraina e alla mia famiglia. Lo faccio ogni momento. Ma adesso mi trovo in un luogo che mi ha ridato fiducia e tanta energia".

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