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Venerdì, 19 Aprile 2024

Giovanni Pizzocolo

Giornalista Brescia

L'anziana che puliva i diamanti col gin, la bimba lasciata morire di sete a 4 anni

"Io, Carlo III, per grazia del Dio del Regno Unito di Gran Bretagna e d'Irlanda del Nord e degli altri miei regni e territori, re, difensore della fede, prometto e giuro fedelmente che manterrò e conserverò inviolabilmente l'insediamento della vera religione protestante [...]".

"Pubblichiamo e proclamiamo che il principe Carlo Filippo Arturo Giorgio, dopo la morte della nostra sovrana di felice memoria, è ora diventato il nostro unico e legittimo re Carlo III. Per grazia di Dio, re di questo regno e di tutti i suoi altri regni e territori, capo del Commonwealth, difensore della fede, al quale noi legittimi cittadini riconosciamo tutta la fede e l'obbedienza costanti, con caloroso e umile affetto. Supplicando Dio – in nome del quale re e regine regnano – di benedire re Carlo III, con lunghi e felici anni di regno su di noi".

No, non sono antichi discorsi presi da un manoscritto medievale, nemmeno le cronache di uno stato confessionale del Medio Oriente. Il primo è il giuramento di re Carlo III di fronte all'Accession Council, nell'atto di proclamazione che certifica la sua successione alla regina Elisabetta. Il secondo è invece l'annuncio del banditore per il nuovo re, dal balcone del palazzo di St. James. 

"Supplicando Dio, in nome del quale re e regine regnano", "l'insediamento della vera religione", "difensore della fede", "tutta la fede e l'obbedienza costanti": c'è da rabbrividire, guardando il calendario e ricordando di essere nel 2022 e non al tempo dello ius primae noctis, o di Guglielmo I "il conquistatore". Invece no, tutto scorre tranquillo in queste ore, bello patinato su tv e giornali. E nel Regno Unito i sudditi sono ordinatamente in fila per rendere omaggio alla regina defunta, lacrimosi e commossi.

Sua Maestà non c'è più: succede a 96 anni. Ah, che grande sovrana è stata! Sempre composta, con quei vestitini colorati, e che delizia di cappellini! Era sempre così sorridente e fotogenica, anche quando stringeva la mano a Pinochet e a decine di sanguinari dittatori, solo per proteggere gli interessi dei suoi "altri regni e territori". E non dimentichiamo i silenzi sui massacri nel conflitto nordirlandese: ma sempre con i suoi cappellini lillà!, mai raggiunti da una goccia di sangue.

Perché un patrimonio di 19,5 miliardi di dollari per i soli "Beni della Corona" (fonte Forbes), non si accumula in due giorni vendendo gelati a Trafalgar Square. Serve un impero, e un impero si costruisce con rapporti di potere (e tanto neocolonialismo). Ma i mass media, anziché descrivere Elisabetta II come una donna di potere quale è stata, viene celebrata come fosse un'icona pop. È il trito mito del sovrano buono e zelante, perfetto da dare in pasto alle masse, che si ritrovano così a piangere una multimilionaria per diritto di sangue, i cui diamanti – racconta Angela Kelly, storica stilista della sovrana – venivano puliti col gin per donare loro una maggiore brillantezza. Com'era umile, Sua Maestà!

Nella gerarchia sociale, chi sta sotto è da sempre indottrinato a sostenere le classi superiori, grazie a una narrazione del presente totalmente schiacciata sulle persone di potere, volta a dar loro un'apparenza popolare (ancora me li sogno di notte i maglioncini blu di Marchionne). In questo modo, anziché provare empatia per poveri ed emarginati, o semplicemente per i propri eguali, si è portati a simpatizzare per una monarca che ha vissuto un secolo di lusso e privilegi. Carlo, il nuovo re, è un fedifrago goffo e abulico, con 73 anni d'onorata carriera da inutile nullafacente. Ma ora è venuto il tempo delle celebrazioni, con le quali il potere – da sempre – perpetua e assolve se stesso. Ammirate il nuovo re!, dunque, cari sudditi inglesi, perché il regno (e i suoi interessi) ha bisogno di "comunità, identità, stabilità": così recitava il motto dello Stato Mondiale descritto da Aldous Huxley, nel suo romanzo capolavoro "Brave New World". 

Nel giorno in cui la danarosa regina se ne andava da questo mondo alla tenera età di 96 anni, dopo una vita di infiniti agi, Loujin – una bambina siriana di appena 4 anni – è morta di sete su un barcone partito dal Libano, che vagava da più di dieci giorni con 60 migranti a bordo, senza cibo né acqua. Da quel barcone erano state lanciate diverse richieste di soccorso alle autorità delle zone Sar  (Search and Rescue) attraversate, ma tutti, come sempre, hanno fatto finta di nulla. Ora, invece di fermarci ammutoliti di fronte alla tragedia di una bimba di 4 anni, vissuta nella miseria e lasciata morire di sete nella più feroce indifferenza, mezzo mondo se ne sta vestito a lutto per una vecchia che lucidava i diamanti col gin. I sudditi sono stati ammaestrati a ignorare gli ultimi, perché la loro commozione non è merce che si possa sprecare: serve per celebrare il potere. 

L'anziana che puliva i diamanti col gin, la bimba lasciata morire di sete a 4 anni

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