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Lombardia e le restrizioni per Pasqua: fine zona rossa, c'è una data per sperare

La Regione chiede "la riapertura di alcune attività utilizzando i protocolli decisi dal ministero della Salute". Ecco da quando.

La Lombardia vuole riaprire negozi e ristoranti, ma senza zona gialla è dura
Le misure restrittive iniziano a far vedere i loro effetti, con i contagi in forte discesa in Lombardia e anche nel Bresciano. Dai 1.000 giornalieri di due settimane fa, nella nostra provincia si è passati ai 300-400 degli ultimi giorni. Purtroppo i morti restano altissimi, è stata superata la quota di 4.000 croci, con 36 vittime nei soli ultimi due giorni; e i malati negli ospedali bresciani sono ancora tanti, le Terpie Intensive ancora sotto pressione.


Nonostante ciò, dal punto di vista dei contagi segnali positivi ci sono e sono anche piuttosto evidenti: l'auspicio è quello di un "ritorno alla vita", ipse dixit Guido Guidesi, assessore lombardo allo sviluppo economico. Ed è anche una indicazione, neanche troppo velata, al governo. Che però, almeno per ora, sembra non essere della stessa idea: come già successo in passato, la giunta Fontana spinge per tornare alla normalità.

A farsi portavoce delle istanze del Pirellone, lunedì sera, è stato Guidesi, che ha affidato a una nota i suoi desideri. "Da dopo Pasqua, e precisamente da martedì 6 aprile, la Lombardia si aspetta il 'ritorno alla vita' - ha messo nero su bianco l'esponente della giunta -, con la riapertura di alcune attività utilizzando i protocolli decisi dal ministero della Salute. Non sarebbe sostenibile e giustificabile - ha concluso - un ulteriore posticipo del ritorno al lavoro per chi può farlo in piena sicurezza".

È evidente che, pur senza nominarli, Guidesi parli di negozi, bar e ristoranti che in zona rossa - fascia in cui la Lombardia si trova dal 15 marzo - sono costretti a chiudere. Come riporta Milanotoday, l'ipotesi di un passaggio in arancione nei giorni immediatamente precedenti a Pasqua è sfumato perché la pressione sugli ospedali è ancora alta e quindi gli esercizi commerciali hanno dovuto tenere le saracinesche ancora giù. La regione, però, non sembra intenzionata ad aspettare oltre e chiede che già dal 6 aprile - giorno in cui terminerà la zona rossa decisa per tutta Italia per le feste - i commercianti possano tornare al lavoro. 

La questione, però, è più complicata di quanto sembra. Per i negozi è sufficiente un "salto" in arancione per poter riaprire, mentre per bar e ristoranti - a cui il Pirellone ha sempre dimostrato massima attenzione - tra zona rossa e arancione cambia poco o nulla e l'unica possibilità resta l'asporto o il delivery. Per i locali l'unica vera salvezza è il passaggio in zona gialla, che consentirebbe loro di lavorare con servizio al tavolo almeno fino alle 18. 

Già, la zona gialla. È qui che le volontà del Pirellone si scontrano con le idee del governo. L'indirizzo dell'esecutivo, infatti, sembra di lasciare tutta Italia in arancione o rosso fino al 30 aprile, eliminando di fatto la fascia di rischio quasi più basso. Nei giorni scorsi il premier, Mario Draghi, aveva risposto al leader leghista Matteo Salvini, suo "compagno" nell'esecutivo, che le aperture - per quanto auspicate - devono fondarsi sui numeri e sui dati dell'epidemia. Lunedì, il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha parlato di "guerra" ancora in corso. La direzione, insomma, sembra portare ancora alla linea del rigore, che dovrebbe essere confermata ufficialmente nel Dpcm in arrivo nei prossimi giorni. E a quel punto il 6 aprile potrebbe cambiare poco o nulla. Con buona pace del Pirellone che, visti gli innumerevoli e incredibili disservizi sul piano vaccinale, ormai ha davvero poco credibilità su ogni ambito che riguarda la gestione dell'emergenza pandemica.


 

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