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Ozono oltre i limiti a Brescia: "Aumenterà con la canicola"

Lo dice l'Arpa in un nota diffusa mercoledì

Le condizioni di stabilità associate alle temperature di questi giorni favoriscono la formazione di ozono in atmosfera, con il conseguente raggiungimento della soglia di informazione (media oraria di 180 microgrammi/metrocubo) che in questi giorni è stata superata in diverse province lombarde.

Nello specifico, questi i valori massimi orari registrati martedì, per il secondo giorno consecutivo, nelle province in cui la soglia è stata superata: 220 µg/m3 a Milano, di 234 a Monza-Brianza, 223 a Como, 210 a Varese, 226 a Bergamo, 188 a Brescia, 228 a Lecco, 195 a Cremona, 186 a Lodi e 194 a Pavia. Inoltre, ieri è la soglia di informazione è stata superata per il primo giorno anche in provincia di Mantova dove la massima oraria registrata ha raggiunto 187 µg/m3 . In provincia di Sondrio il massimo registrato ieri è stato invece pari a 179 µg/m3 quindi un solo microgrammo sotto la soglia di informazione.

Le previsioni meteorologiche per i prossimi giorni indicano il probabile ulteriore superamento della soglia di informazione e, localmente, il raggiungimento della soglia di allarme (pari a 240 µg/m3 come massima media oraria).

L’ozono (O3) è un inquinante secondario con caratteristiche particolari: non è emesso praticamente da alcuna sorgente ma si forma in atmosfera attraverso un insieme di reazioni che coinvolgono la radiazione solare, biossido d’azoto (NO2), ossigeno (O2) e composti organici volatili (COV). Anche per questo inquinante, il bacino padano risulta un territorio particolarmente sfavorito: le condizioni meteorologiche estive - con forte irraggiamento solare - e la limitata velocità del vento determinano spesso importanti accumuli dei precursori e, di conseguenza, la formazione di ozono, che raggiunge concentrazioni tra le più alte in Europa.

Per quanto riguarda gli ossidi di azoto, la principale fonte in Lombardia è ancora una volta il trasporto su strada (54%), in particolare diesel, seguito dalla combustione industriale (17%) e dalle attività di produzione di energia elettrica. Anche i COV sono in parte di origine antropica, in relazione all’uso dei solventi e ai processi produttivi e ai trasporti. Vi sono poi le emissioni agricole e le non meno trascurabili emissioni naturali delle foreste, che rendono la lotta contro questo inquinante ancora più complessa.

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