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Martedì, 23 Aprile 2024

Giovanni Pizzocolo

Giornalista Brescia

Se sei contro l'invio di armi allora sei 'putiniano': la narrazione tossica di tv e giornali

Le prime avvisaglie di un'informazione sempre più 'fanatica' erano arrivate con la pandemia. Chiunque avanzasse critiche ad alcuni impieghi del Green Pass, magari nonostante avesse (come me) tre dosi in corpo, veniva subito tacciato di stare dalla parte dei "No Vax". Un bombardamento continuo, puro tifo da stadio: o stai con il "governo dei migliori" (un ossimoro in Italia) o sei contro la scienza, un complottista, uno che si informa su internet; gli altri, invece, tutti virologi.

Ora, per diverse e più complesse ragioni, assistiamo allo stesso fenomeno con la guerra in Ucraina. Chiunque insista sulla ripresa dei negoziati, su un possibile compromesso e si opponga al continuo invio di armi alle truppe di Zelensky (infarcite, ça va sans dire, di gente per bene come i nazisti di Azov e i loro colleghi dei battaglioni Aidar e Donbass, responsabili di torture e massacri secondo Amnesty International, Osce e Alto Commissariato delle Nazioni Unite) viene accusato di essere un 'putiniano', di fare il gioco dello zar russo, di essere dalla parte della dittatura invece di combattere per la democrazia.

Le obiezioni all'unica narrazione ammessa, quella della guerra frontale, oggi nemmeno sono considerate degne di replica, ma viene direttamente attaccata la persona: "sei un putiniano". Un'evidente fesseria, ma mostra chiaramente il livello di fascismo raggiunto dall'informazione: o ti adegui al nostro coro o verrai attaccato sul piano personale, in quanto rappresenti ciò che adesso non deve essere rappresentato: la possibilità di una strada diversa dallo spargimento di sangue, quella di un accordo negoziato. La possibilità della pace.

Siamo di fronte a una narrazione tossica. Di cosa si tratta, lo ha spiegato bene Wu Ming nel 2013: una storia "raccontata sempre dallo stesso punto di vista, nello stesso modo e con le stesse parole, omettendo sempre gli stessi dettagli, rimuovendo gli stessi elementi di contesto e complessità". La guerra viene dunque rappresentata come l'opera di un folle, che – di punto in bianco – si è svegliato male la mattina decidendo di invadere un'altra nazione, non come uno scontro che continuava da oltre 10 anni, passando da Euromaidan e dal colpo di stato con l'appoggio degli Stati Uniti. Esemplare è il titolo di oggi de La Stampa, "Il petrolio del Diavolo": abbiamo davanti niente meno che il demonio e pure con la D maiuscola. Il petrolio saudita comprato dalla famiglia Al Saud – nota per il suo spirito filantropico verso donne, oppositori politici e civili yemeniti – è invece quello del buon Gesù, essendo Riyad un alleato statunitense in chiave anti-Iran.

Nulla giustifica l'invasione russa, come nulla giustificava l'invasione americana dell'Iraq e dell'Afghanistan. Oggi come allora, non avrei mai appoggiato una politica di corsa agli armamenti che portasse a una guerra senza fine, a nuovi massacri, a migliaia di persone innocenti uccise; oggi come allora, avrei invece insistito per un immediato cessate il fuoco e le riprese di una trattativa. Con un'unica certezza: nessuno mi avrebbe mai accusato di essere un 'bushiano', perché – nella narrazione tossica dei giornalisti nostrani – esiste il crimine giusto per non passare da criminali: chi sgancia bombe volando da Occidente, resterà sempre e comunque un appassionato democratico.

Se sei contro l'invio di armi allora sei 'putiniano': la narrazione tossica di tv e giornali

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