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Giovedì, 25 Aprile 2024
Coronavirus

L'accusa di Crisanti: "Il Veneto isolava i casi e la Lombardia pensava a far ripartire Milano"

L'affondo del professore di microbiologia dell'Università di Padova, che spiega le differenze tra Veneto e Lombardia sulla gestione all'inizio dell'emergenza

L'accusa di Crisanti: "Il Veneto isolava i casi e la Lombardia pensava a far ripartire Milano"

A inizio emergenza i dati epidemiologici sul coronavirus erano molto simili in Veneto e Lombardia. Poi, però, le differenze nel numero di contagi tra le due regioni sono stati evidenti. Perché? "Veneto e Lombardia sono partiti con lo stesso numero di casi. La differenza è che per una settimana, mentre noi isolavamo capillarmente i positivi, in Lombardia pensavano a far ripartire Milano". A dirlo, ospite negli studi di Agorà su Rai Tre, è Andrea Crisanti.

Per il professore, virologo e direttore del laboratorio di Microbiologia dell'Università di Padova, la differenza fra le due regioni "è tutta qui. Se il virus poi, come abbiamo visto, aveva un R0 di 3, che significa che ogni cinque giorni gli infetti si moltiplicano per tre... Lei pensi che se le regioni colpite della Lombardia avevano una percentuale di infetti pari a quella del Veneto, che era del 3%, dopo cinque giorni erano il 15%, dopo altri quattro o cinque saliva tranquillamente al 30-35%, che è lo tsunami che ha colpito la Lombardia".

L'accusa di Crisanti: "Il Veneto isolava i casi e la Lombardia pensava a far ripartire Milano"
Crisanti è l'uomo che ha fatto prendere al Veneto la strada dei test a tappeto, "salvando" la regione dalla deriva epidemiologica. Il caso di Vo', primo focolaio veneto, è ora studiato anche all'estero. L'idea di Crisanti di isolare il centro dei Colli Euganei e di testare tutti gli abitanti per cercare soprattutto gli asintomatici - tanti e contagiosi, come si è scoperto dopo - ha contribuito a ridurre i contagi e a salvare diverse vite.

Sempre ad Agorà, Crisanti ha criticato l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dopo le ultime raccomandazioni per la certificazione dei pazienti guariti dal Covid-19: "Non so su quali basi abbiano fatto queste dichiarazioni. La scienza è misura, mi chiedo quali siano i dati su cui abbiano deciso. Sono messaggi che mancano di coerenza e lasciano sconcertati. In questa epidemia l'Organizzazione della Sanità non ha sicuramente brillato per tempestività ed esattezza", ha detto il virologo, secondo il quale "era una dichiarazione che andava qualificata, perché a questo punto cosa devono fare i governi? Su quali basi decidono?".

Fonte: Today.it
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