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Covid: nessuna traccia dei verbali sulla mancata zona rossa a Brescia

Pubblicati i primi verbali desecretati del Comitato tecnico-scientifico: si parla di Alzano e Nembro ma non della provincia di Brescia

Sono disponibili ormai da un paio di giorni alcuni dei più importanti verbali del Comitato tecnico-scientifico con cui il Governo ha collaborato fin dai giorni più bui dell'epidemia di coronavirus: di fatto sono i documenti posti a base dei vari Dpcm, i Decreti della presidenza del Consiglio dei ministri che ormai da febbraio ci accompagnano periodicamente. I primi cinque verbali (28 febbraio, 1, 7 e 30 marzo, 9 aprile) sono stati pubblicati dalla Fondazione Luigi Einaudi.

Coronavirus: i primi verbali desecretati

Tra questi si legge di come già il 1 marzo, alla luce di quanto si stava verificando negli ospedali della Lombardia, veniva raccomandato di aumentare di almeno il 50% la disponibilità dei posti letto in Terapia intensiva, e del 100% i posti letto nei reparti di Pneumologia e Malattie infettive: il Comitato chiedeva inoltre anche l'utilizzo delle strutture sanitarie private “per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche”. Il Cts riteneva inoltre necessaria la “ridefinizioni dei percorsi di triage del pronto soccorso, con l'individuazione di aree dedicate alla sosta/degenza di pazienti sospetti”.

Dalle prime chiusure al lockdown

Il tempo in quei giorni scorreva rapidissimo: è del 7 marzo, ricordiamo, l'istituzione di una grande “zona arancione” che comprendeva la Lombardia e una dozzina di province confinanti, dopo che già erano state istituite le “zone rosse” nei Comuni del Lodigiano, e invece dell'8 marzo l'estensione della “zona arancione” a tutto il territorio nazionale. Comincerà così il lockdown, che dal 22 marzo in poi (fino alla fine di aprile) proseguirà senza alcun particolare allentamento. Sappiamo poi che arriveranno la Fase 2 e la Fase 3, dal 18 maggio e dal 4 giugno in poi.

Le mancate zone rosse in Lombardia

Nei verbali del Cts dei primi di marzo, pubblicati dal consigliere regionale Niccolò Carretta, si legge anche della necessità di istituire rapidamente una zona rossa anche per i Comuni di Alzano e Nembro, in provincia di Bergamo: “Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi – scriveva il Comitato tecnico-scientifico – con molta probabilità ascrivibili ad un'unica catena di trasmissione. Ne risulta pertanto che l'R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio”.

Da qui la proposta del Cts di “adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della Zona rossa, al fine di limitare la diffusione dell'infezione delle aree contigue”. In altri verbali si era parlato anche di Orzinuovi, uno dei Comuni più flagellati dalla furia dell'epidemia: anche per il paese della Bassa si stava pensando a una zona rossa. I verbali specifici però non sono ancora stati disponibili, non ancora desecretati.

Cos'è successo in quei giorni? Quali sono le decisioni che dovevano essere prese per il bene e la salute di tutti? E a chi sono riconducibili le responsabilità e le “pressioni” che hanno tardato la decisione finale? Anche su questo sta indagando la Procura, con accertamenti in corso sia sul Governo, che sulla Regione, che sul mondo industriale e produttivo.

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