Omicron si diffonde in Lombardia: 4 pazienti contagiati dalla variante
La variante Omicron è stata isolata e individuata anche in Lombardia
Gli ultimi dati resi noti dalla Gran Bretagna stimano che in tutto il Paese almeno un caso di Covid su cinque (il 20%) sia riconducibile alla variante Omicron: la percentuale raddoppia (e forse più) nella sola Londra, dove si stima che i casi di Omicron siano ormai al 40/45%. Non ci sono dubbi che vista la sua presunta contagiosità, superiore ancora alla variante Delta, sarà la Omicron a diffondersi a macchia d'olio in tutto il pianeta da qui ai prossimi mesi.
Così è stato, infatti, con la variante Delta, ormai prevalente anche in Italia grazie al suo indice di trasmissibilità (detto anche R0) calcolato tra 5 e 8, su scala logaritmica, mentre la variante Alpha (nota anche come “variante inglese) si ferma a circa 4.
I primi casi di Omicron in Lombardia
Ma sul fronte Omicron in Italia cosa sta succedendo? I casi effettivamente intercettati in laboratorio sono ancora pochi, pochissimi. Anche se in questi giorni sono stati rilevati anche i primi casi in Lombardia. Sono stati isolati nei laboratori dell'ospedale Sacco: si riferiscono a casi di positività riscontrati in quattro persone a Milano, a Magenta (ancora nel Milanese) e infine a Lodi. La variante Omicron, come riporta Pillole di Ottimismo, viene da un paziente con infezione severa da Hiv che ha avuto un Covid durato oltre 200 giorni a causa dello stato di grave immunodeficienza.
Gli esperti consigliano prudenza: non si può escludere un aumento dei contagi proprio legato alla maggiore trasmissibilità della variante. “Ma è fondamentale vaccinarsi e fare la terza dose – ha spiegato Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'istituto clinico Humanitas – perché come successo in passato con altre varianti, i vaccini ci hanno protetto. Vaccinarsi è il miglior modo per affrontare una variante: significa anche mantenere in sicurezza il sistema sanitario regionale e nazionale”.
I vaccini sono ancora efficaci?
Le prime evidenze in tal senso confermerebbero la “resistenza” dei vaccini anche a Omicron. “La terza dose aumenta il titolo di anticorpi neutralizzanti contro Omicron rispetto alla seconda dose – scrive il senior scientist Massimo Fantini, direttore di ricerca e sviluppo della Precision Biologics – ma dalla comparazione della capacità neutralizzante degli anticorpi si rileva una riduzione di 2,6 volte con Omicron rispetto a Delta: in ogni caso l'80% degli epitopi della proteina spike di Omicron sono ancora riconosciuti dai linfociti T citotossici. Con la terza dose, anche se si osserva riduzione di efficacia degli anticorpi neutralizzanti, non si prede la protezione data dal vaccino, perché i linfociti T citotossici mantengono ancora un buon grado di efficacia. La riduzione dell'efficacia degli anticorpi neutralizzanti, infatti, non significa riduzione della protezione data dal vaccino”.