Vaccino anti-Covid: "Il richiamo andrà fatto una volta l'anno"
Il virologo genovese Matteo Bassetti spiega la differenza tra il richiamo e la terza dose
La domanda di quanti italiani dovrebbero essere sottoposti alla terza dose di vaccino anticoronavirus sta diventando sempre più frequente. Alcuni Paesi hanno già espresso l’intenzione di procedere alla terza somministrazione, nonostante Ema stia riflettendo e valutando “i dati emergenti per fornire raccomandazioni agli Stati membri”.
Il tema acquista rilievo anche a fronte della decisione del Governo di prorogare il Green pass da 9 a 12 mesi, sulla base di studi scientifici in merito agli anticorpi. Tra i primi a sostenere la proposta di allungare il certificato verde c’è Matteo Bassetti, infettivologo genovese a capo della clinica Malattie Infettive.
Green Pass esteso a 12 mesi
“Stiamo scoprendo oggi che chi ha partecipato alla sperimentazione vaccinale di luglio 2020 ha avuto anticorpi per un anno almeno, circa il 97% - spiega Bassetti a Today.it - quindi è verosimile pensare di estendere il Green Pass alla stragrande maggioranza di chi ha fatto il vaccino, altrimenti chi ha fatto il vaccino a luglio 2020 avrebbe dovuto già prevedere una nuova dose, e in questo momento non avrebbe senso”.
Per Bassetti però è necessario iniziare a fare distinzioni, partendo dalla terminologia: “Quando parliamo di terza dose dobbiamo riferirci alla dose che va fatta ai cosiddetti non responder o low responder. Soggetti, cioè, su cui il vaccino anti covid sembra non avere fatto effetto, o averne fatto molto poco, perché non ha prodotto anticorpi. È il caso degli immunodepressi, dei trapiantati, dei dializzati e di alcuni super anziani che hanno risposto meno. A loro dovrebbero fare la terza dose, perché con una risposta così bassa non hanno anticorpi e dovrebbe servire a dare immunità”.
Un’altra vaccinazione per la popolazione che ha risposto alla somministrazione, invece, sarebbe un richiamo: “In questo caso non serve a stimolare un sistema immunitario che non ha funzionato - conferma Bassetti - ma a far sì che si rinvigorisca. La maggior parte della popolazione sottoposta a vaccinazione insomma dovrà fare il richiamo una volta l’anno, perché l'efficacia del vaccino pur scemando è confermata per almeno un anno. Ed è diverso da chi ha invece bisogno della terza dose: in quel caso il vaccino andrebbe fatto il prima possibile, e parlare di fine anno è già tardi”.
Per l’infettivologo genovese, dunque, chi ha risposto alla vaccinazione dovrebbe sottoporsi a richiamo una volta l’anno, mentre i soggetti più fragili e a rischio per la bassa risposta immunitaria andrebbero individuati e sottoposti a terza dose il prima possibile.
L’esame sierologico per controllare gli anticorpi serve?
L’esame sierologico potrebbe quindi rivelarsi un importante strumento per capire la risposta immunitaria, perché individua la presenza di anticorpi sviluppati dopo l’esposizione a covid-19. Da solo però non basta, come fa notare ancora Bassetti: “Servono ambulatori dedicati. Noi al San Martino lo abbiamo fatto insieme con il professor Icardi: se ti sei fatto il test sierologico e non hai trovato anticorpi è necessario rivolgersi a un centro specializzato che indichi cosa fare, magari nuovi esami o uno studio del sistema immunitario. Il sierologico ti dà una parte di risposta anticorpale, ma è solo uno degli strumenti da utilizzare. Il singolo esame sierologico non è abbastanza per stabilire di andare al centro vaccinale e chiedere una terza dose, bisogna trovare il modo per avere ambulatori dedicati che permettano di dare risposte”
In Israele è già iniziata la somministrazione della terza dose, mentre Inghilterra e Francia sembrano propensi a somministrarla ai soggetti più fragili. In Italia non è ancora stata presa una decisione. Bassetti afferma, però, che serve un cambio di mentalità, ovvero uscire dalla vaccinazione di massa e iniziare interventi più mirati: “ il paziente deve avere la possibilità di scegliere il vaccino da somministrare e se fare o meno la terza dose”. Secondo Bassetti, attualmente la gran parte della popolazione sottoposta a vaccino è coperta da anticorpi contro il virus.
Fonte: Today.it