Covid-19: perché è importante parlare dei (possibili) effetti collaterali del vaccino
La preoccupazione di alcuni medici: i pazienti potrebbero decidere di non presentarsi per la seconda dose a causa degli effetti collaterali potenzialmente spiacevoli che potrebbero sperimentare dopo la prima somministrazione. Ecco quali sono
In America il dibattito sui candidati vaccini anti-Covid è già entrato nel vivo e non a caso: la distribuzione delle prime dosi porrebbe cominciare già a fine mese. Ma anche in Italia se ne parla, eccome: il Governo sa studiando i tempi modi di somministrazione in attesa che l’Agenzia italiana del farmaco approvi uno dei candidati vaccini.
I due principali, al momento, sembrano essere quello prodotto dalla Pfizer e BioNTech e quello di Moderna. La discussione non riguarda l'efficacia che, stando ai produttori, sarebbe stata del 95% in fase di sperimentazione, ma piuttosto sui possibili effetti collaterali. Perché il vaccino per il Covid, come del resto ogni vaccino, presenta effetti collaterali. In fase di sperimentazione non sarebbero stati evidenziati effetti gravi per l'organismo di coloro che hanno aderito volontariamente ai test, ma è giusto che vengano divulgati e che i cittadini siano consapevoli di rischi e benefici.
Le preoccupazioni dei medici
Del tema ne hanno parlato di recente i medici dell'organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d'America. Secondo i dottori, i funzionari della sanità pubblica e i produttori di farmaci devono avvertire la popolazione che le dosi di vaccino contro il coronavirus possono avere alcuni effetti collaterali, in ??modo che i cittadini sappiano cosa aspettarsi e non siano spaventati e non ricevano poi la seconda dose.
Sandra Fryhofer della American Medical Association ha detto che sia per quel che riguarda il vaccino Pfizer sia quello di Moderna sono necessarie due dosi a intervalli di tempo variabili. Da medico, ha detto (e le sue parole sono state riportate con ampio spazio anche sulla Cnbc), di essere preoccupata che se i suoi pazienti possano decidere di non presentarsi per una seconda dose a causa degli effetti collaterali potenzialmente spiacevoli che potrebbero sperimentare dopo la prima somministrazione.
"Abbiamo davvero bisogno di rendere i pazienti consapevoli che questa non sarà una passeggiata nel parco ("a walk in the park” in inglese, ndr) , ha detto Fryhofer durante un incontro online con il Comitato consultivo per le pratiche di immunizzazione, un gruppo esterno di esperti medici che consigliano il CDC. "Sapranno di essere stati vaccinati. Probabilmente non si sentiranno meravigliosamente bene. Ma devono tornare per quella seconda dose".
Gli effetti collaterali
Febbre alta, dolori muscolari, forti mal di testa, stanchezza per tutto il giorno. Sono questi i sintomi avvertiti da coloro che si sono sottoposti volontariamente al vaccino (Moderno o Pfizer) a settembre e riferiti alla Cnbc. Sebbene i sintomi fossero fastidiosi e talvolta intensi, non sono però mai durati per più di 24 ore.
Entrambe le società hanno riconosciuto che i loro vaccini potrebbero indurre effetti collaterali simili ai sintomi associati a una firma lieve di Covid-19: dolori muscolari, brividi e mal di test, appunto. Si riporta a titolo di esempio il caso di una donna della Carolina del Nord, partecipante ai test del vaccino Moderna, che ha detto di non aver avuto la febbre, ma di aver sofferto di una brutta emicrania che l’ha lasciata prosciugata per un giorno e incapace di concentrarsi. Ha detto che si è svegliata il giorno successivo sentendosi meglio dopo aver assunto un normale farmaco per il mal di testa.
Per i medici potrebbe esserci bisogno di dire alle persone di prendersi un giorno libero soprattutto dopo la seconda dose del vaccino. Moderna ha comunicato alcuni effetti collaterali “severi” fra i partecipanti, in grado di impedire loro le normali attività lavorative quotidiane. Dopo la prima dose dolore al sito dell’iniezione, dopo la seconda dose a volte affaticamento, dolore muscolare e alle articolazioni e mal di testa.
La dott.ssa Nancy Messonnier, direttrice del Centro nazionale per l’immunizzazione e le malattie respiratorie del CDC, nel medesimo incontro ha spiegato che l’agenzia lavorerà per mettere nero su bianco una guida per spiegare cosa deve fare un operatore sanitario se il giorno dopo il vaccino si sentisse poco bene. Gli scienziati chiedono che venga portata avanti una strategia di comunicazione trasparente e dettagliata, perché se le persone decidono di non tornare per la seconda dose prevista, la campagna vaccinale risulterebbe inefficace.
Tornando in Italia, Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e professore emerito dell’Humanitas University, ha spiegato che la logistica è solo parte del problema: "Se si pensa solo a disporre spazi e frigoriferi si sta sbagliando. Mi auguro che gli aspetti organizzativi siano accompagnati da una campagna di formazione e informazione".
Fonte: Today.it