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Giovedì, 28 Marzo 2024
Coronavirus

Coronavirus, la beffa dei test sierologici: pochi italiani rispondono "sì" alla chiamata

Su 190mila chiamate della Croce Rossa soltanto 70mila persone hanno accettato di sottoporsi all'esame. Per effettuare l'indagine ne servirebbero almeno 150mila, ma a metà luglio i test andranno in scadenza

Potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua l'indagine Istat sulla circolazione del coronavirus effettuata attraverso test sierologici a campione. Il motivo del fallimento? Sui 150mila preventivati, soltanto 70mila (meno della metà) hanno risposto alla chiamata della Croce Rossa per effettuare l'esame. Inoltre, a metà luglio i test scadranno e saranno inutilizzabili per l'indagine. Alla data di scadenza mancano ancora una decina di giorni, ma sembra improbabile poter rovesciare la situazione in così poco tempo.

Coronavirus, la beffa dei test sierologici

Nonostante le oltre 190mila telefonate fatte dalla Croce Rossa nell'ultimo mese e mezzo, sono moltissime le persone che hanno preferito non rispondere, anche dopo 15 chiamate. Altri invece, hanno chiaramente fatto sapere di non volersi sottoporre all'esame. Come riporta un articolo di Repubblica, se l'Italia volesse proseguire con questa indagine anche dopo la metà di luglio, sarà necessario ordinare una nuova fornitura alla Abbott, l'azienda che ha messo a disposizione i test gratuitamente. Ma c'è un problema: tutti i test effettuati fino a questo momento andranno perduti.

Coronavirus e test sierologici: perché le persone rifiutano

La carenza di adesioni è imputabile in prima battuta al timore di rimanere nuovamente bloccati in casa dopo circa due mesi dalla fine del lockdown imposto dal Governo. Infatti, chi dovesse risultare positivo ai test sierologici dovrà effettuare il tampone per essere sicuro dell'effettiva guarigione e scongiurare l'ipotesi di essere ancora contagioso, ma per farlo dovrà attendere alcuni giorni in casa, in attesa dei risultati.
Resta poi il problema della scadenza: sembra difficile, per non dire impossibile, arrivare a quota 150mila prima di metà luglio. Se non venisse raggiunta questa soglia l'indagine sarebbe a rischio, in quanto i dati raccolti potrebbero non essere sufficienti a delineare la situazione epidemiologica del Paese. Inoltre, se i test dovessero andare in scadenza e venisse richiesto un nuovo lotto, i dati relativi agli esami di questa prima indagine andranno perduti e si dovrebbe praticamente ricominciare dall'inizio.

Fonte: Today.it

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