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Coronavirus e scuola: due regioni optano per i tamponi rapidi

Per ora solo Veneto e Lazio avrebbero deciso di usare i test rapidi per lo screening in caso di un alunno positivo.

A pochi giorni dall'inizio delle scuole, non mancano problemi e criticità da risolvere. Dalle mascherine - obbligatorie, ma non al banco come suggerisce Andrea Crisanti - ai protocolli da adottare in caso di un alunno positivo.

E uno dei nodi da sciogliere è quello relativo ai tamponi: in caso di un alunno positivo parte lo screening su compagni, e relativi genitori, professori e bidelli, con il rischio di paralizzare la scuola. I tamponi necessitano infatti di 24-48 ore per essere processati in laboratorio.

Non mancano le alternative. La regione Lazio e il Veneto paiono indirizzate verso l'utilizzo dei tamponi rapidi: meno accurati dei classici test, forniscono un risultato in pochi minuti, massimo mezz’ora. In questo modo i negativi potranno tornare in classe al più presto. 

Come funzionano i test rapidi

I test rapidi cercano le proteine del virus, cioè gli antigeni, nelle secrezioni respiratorie. Il prelievo avviene con dei bastoncini infilati nelle narici e nella faringe (come nel caso di un tampone classico) oppure può essere presa la saliva. Ma non sono considerati affidabili al 100%: tuttavia sono utili per effettuare screening di massa veloci o comunque per individuare persone infette con alta carica virale. In caso di positività, si procederà poi con il tampone tradizionale. 

Nel Lazio l’unità di crisi regionale sul Covid-19, guidata dall’assessore alla sanità Alessio D’Amato, si è accordata con la Regione Veneto per l’acquisto di 1 milione di test rapidi, gli stessi che da giorni vengono effettuati negli aeroporti di Roma ai vacanzieri di ritorno dalle mete a rischio. 

Ma non è ancora detto che tali test potranno effettivamente essere utilizzati: "Ci sono alcune criticità nel progetto di alcune Regioni si somministrare i test rapidi col tampone agli alunni delle scuole dove si sia verificato un caso positivo", ha detto al Corriere della Sera Kyriakoula Petropulacos, direttore della Sanità in Emilia Romagna e componente del comitato tecnico scientifico nazionale. Per esempio senza consenso dei genitori si potrebbe procedere ai test su minorenni? Per ora non è chiaro. 

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