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Spostamenti tra Comuni a Natale e Capodanno: tre le ipotesi al vaglio del governo

Il premier Conte ha deciso di cambiare le regole che limitano la mobilità durante le feste. Ma come?

Cambio di rotta del premier Conte in materia di spostamenti a Natale e Capodanno. Il presidente del Consiglio ha infatti deciso di cambiare le regole, aggiungendo deroghe rispetto ai divieti previsti per 25 e 26 dicembre e primo gennaio dal Dpcm 3 dicembre e dal decreto legge 2 dicembre n. 158. 

Così almeno pare. Attenzione però, perché l'alleggerimento delle norme più rigide (e contestate) per i giorni di festa non è ancora ufficiale, nonostante le tante indiscrezioni trapelate.  E Conte, prima di confermare i sempre più insistenti rumors, deve risolvere almeno due problemi. Il primo: convincere l'ala dura della sua maggioranza - rappresentata in primo luogo dal ministro della Salute Roberto Speranza - che invece vorrebbe lasciare tutto com'è. Il secondo è quale strumento giuridico utilizzare per derogare alle regole appena emanate. 
Mentre il 16 dicembre si discuterà la mozione del centrodestra che vorrebbe direttamente abolire la norma. Il premier starebbe valutando se modificare il dl allentando le restrizioni o limare le faq con un'interpretazione estensiva delle possibilità di deroga. Ma quest'ultima ipotesi, come vedremo, non è praticabile. Mentre anche all'Iss c'è chi frena.

Come cambieranno gli spostamenti tra i comuni

Secondo l'agenzia di stampa Ansa, Conte, che è impegnato a Bruxelles nel Consiglio Europeo, ha sentito al telefono anche il leader della Lega Matteo Salvini e dopo il suo ritorno in Italia potrebbe convocare i capi delegazione per cominciare a esplorare le diverse opzioni per le deroghe agli spostamenti. L'orientamento iniziale sarebbe quindi quello di allargare le maglie del decreto 2 dicembre n. 158 approvato dal consiglio dei ministri stabilendo deroghe territoriali al blocco, per venire incontro a chi abita nei comuni più piccoli. ll Fatto Quotidiano invece scrive che lo strumento tecnico potrebbe essere invece un altro Dpcm che sostituisca e integri il decreto ora in vigore. Ma per una questione di gerarchia delle fonti questa pare l'ipotesi più impervia. La terza strada potrebbe essere la modifica in sede di conversione del decreto legge, in accordo con l'opposizione (di qui l'iniziativa di Conte nei confronti di Salvini). In questo caso però forse i tempi sono troppo ristretti per riuscirci, visto che mancano 14 giorni allo scattare dei divieti. Ricapitolando, le opzioni sul tavolo del governo sono 3:

  • un nuovo decreto legge che modifichi quello del 2 dicembre n. 158 allargando le maglie degli spostamenti in senso territoriale - e quindi permettendoli in aree più ampie rispetto a quelle dei piccoli comuni, probabilmente su base provinciale;
  • una modifica del decreto legge 2 dicembre n. 158 in sede parlamentare con le stesse ipotesi;
  • un nuovo Dpcm che arriverebbe a ridosso di Natale. 

Si parla anche della possibilità di introdurre una modifica con un emendamento al Decreto Ristori mentre è stata per fortuna scartata l'ipotesi di lasciare tutto così e di disporre la deroga nelle Faq di Palazzo Chigi, visto che fino a prova contraria non sono uno strumento legislativo. C'è però un ostacolo a questo piano.

Contrari alle modifiche Speranza e Boccia

"Per me le norme che sono state approvate dal governo sono giuste e anzi mi interrogo ancora su come possiamo limitare gli spostamenti",ha detto ieri Speranza a Porta a Porta a proposito del dibattito sugli spostamenti tra Comuni.  "Sarebbe un peccato incredibile sprecare il lavoro fatto nelle ultime settimane e ripiombare tra proprio gennaio e febbraio, quando partiranno le vaccinazioni, in una nuova fase di recrudescenza. Io ribadisco: la linea è e resta quella della massima prudenza", dice il titolare della Salute che sottolinea come "fino al 15 gennaio questo Dpcm è vigente ma tante regioni passeranno da una zona all'altra e quindi stiamo restituendo spazi di libertà". 

Sulla stessa linea di Speranza anche il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia. "Non chiedeteci di sposare un “liberi tutti” – ha detto ieri - Queste regole sono in vigore da un mese e mezzo nelle zone rosse e arancioni, e nessuno ha mai sollevato il problema degli anziani e degli affetti. Sarà forse perché queste norme funzionano?". Per il ministro "l’obiettivo è evidentemente un altro", tutto politico. "Ma oggi ci sono 887 morti, è questo dibattito mi sembra assurdo. Come è assurdo non capire che il blocco tra comuni serve proprio a tutelare gli anziani".

Anche Nicola Zingaretti e Dario Franceschini del Partito Democratico sono sulla stessa linea. Ma è molto più folta la rappresentanza di chi vuole le deroghe, visto che comprende alcune frange del Pd ma anche il MoVimento 5 Stelle - Di Maio ne ha parlato ieri su Facebook - e Italia Viva.

Le possibili deroghe 

Quando si sarà trovato un accordo sullo strumento da utilizzare si potrà decidere anche come cambiare le regole sugli spostamenti. Al momento il decreto prevede il divieto assoluto di spostamenti tra regioni (anche se in zona gialla) dal 21 dicembre al 6 gennaio, nonché quello tra Comuni nei giorni 25-26 dicembre e 1 gennaio. Per tutto il periodo è previsto anche il coprifuoco dalle 22:00 alle 5:00 che in occasione del Capodanno viene esteso fino alle 7. Ma prevede anche che si possa comunque far rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. 

Ciò detto, La Stampa spiega che una delle ipotesi in campo è trovare un raggio massimo di chilometri entro il quale consentire di muoversi. Si parla di un'ampiezza tra i 20 e i 50 chilometri e di una deroga che potrebbe valere soltanto per i comuni sotto i 15mila abitanti. Ma il centrodestra vuole invece lasciar decidere i presidenti di Regione - che li allargherebbero al massimo - mentre non sembra in campo per ora l'ipotesi più semplice, ovvero quella di usare la delimitazione delle province o quella delle unioni tra i comuni, perché sarebbe penalizzato il Sud. 

Secondo Repubblica invece l'ipotesi attuale è quella di "aprire" i confini tra piccoli comuni limitrofi, la soglia potrebbe essere quella dei centri con meno di cinquemila abitanti. Ma cosa succede, ad esempio, se queste piccole cittadine confinano con grandi centri urbani? Sulla stessa linea di Speranza intanto c'è il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia. "Non chiedeteci di sposare un “liberi tutti” – ha detto ieri - Queste regole sono in vigore da un mese e mezzo nelle zone rosse e arancioni, e nessuno ha mai sollevato il problema degli anziani e degli affetti. Sarà forse perché queste norme funzionano?". Per il ministro "l’obiettivo è evidentemente un altro", tutto politico. "Ma oggi ci sono 887 morti, è questo dibattito mi sembra assurdo. Come è assurdo non capire che il blocco tra comuni serve proprio a tutelare gli anziani".

Fonte: Today.it
 

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