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Giovedì, 25 Aprile 2024
Coronavirus

Coronavirus, nuovo studio sui bimbi: sintomi 'nascosti' e diversi da quegli degli adutli

Secondo la ricerca di alcuni medici di Wuhan, pubblicata sull'autorevole 'Frontiers in Pediatrics' di Losanna, "sono i disturbi gastrointestinali, associati a febbre" quelli dovrebbero spingere a sospettare il contagio

I sintomi del contagio nei bambini sarebbero diversi da quelli che orai tutti consociamo. A rivelarlo è uno studio che arriva da Wuhan, per forza di cose limitato: è stato effettuato su piccolo numero di casi. Il lavoro dei medici cinesi è stato pubblicato su 'Frontiers in Pediatrics', autorevole rivista con sede a Losanna, in Svizzera, che pubblica articoli di scienza e medici di stampo accademico.

Secondo la ricerca è molto difficile riconoscere i sintomi del nuovo Coronavirus nei bambini perché i campanelli d’allarme non sono gli stessi che si è imparato a riconoscere nelle altre fasce d’età. Il primo segnale della malattia negli adulti è molto spesso la tosse, che invece può essere del tutto assente nei piccoli pazienti. Più che i disturbi di tipo respiratorio sono quelli gastrointestinali e la diarrea, associati a febbre o a una esposizione a persone positive a Sars-Cov-2, che dovrebbero spingere a sospettare il contagio nei più piccoli.

Gli autori dello studio scrivono che i sintomi gastrointestinali suggeriscono inoltre una potenziale infezione attraverso il tratto digestivo, poiché il tipo di recettori 'bersaglio' del virus, presenti nelle cellule dei polmoni, può essere trovato anche nell'intestino. "La maggior parte dei bambini è colpita solo in modo lieve da Covid-19 e i pochi casi gravi hanno spesso problemi di salute pre-esistenti. È facile che la diagnosi sfugga nella fase iniziale, quando un bambino ha sintomi diversi da quelli respiratori", afferma Wenbin Li del Dipartimento di Pediatria del Tongji Hospital di Wuhan, in Cina, autore dello studio. "Sulla base della nostra esperienza, nelle regioni in cui questo virus è epidemico, i bambini che soffrono di sintomi del tratto gastrointestinale, in particolare con febbre o una storia di esposizione a questa malattia, dovrebbero essere considerati come possibili contagiati".

Coronavirus e disturbi gastrointestinali

Nello studio, Li e i suoi colleghi che hanno collaborato descrivono in dettaglio le caratteristiche cliniche di 5 bambini ricoverati in ospedale con sintomi non respiratori, che in seguito hanno ricevuto una diagnosi di Covid-19. "Questi bambini arrivavano in pronto soccorso per problemi non correlati, ad esempio uno aveva un calcolo renale, un altro un trauma cranico. Tutti poi avevano una polmonite confermata dalla Tac del torace e il tampone si è rivelato positivo. Ma i loro sintomi iniziali potevano non essere stati correlati a Covid-19: erano lievi o relativamente 'nascosti' prima del ricovero in ospedale. Ed è importante sottolineare che 4 dei 5 casi presentavano sintomi del tratto digerente come prima manifestazione della malattia".

Nessuna certezza, per ora, visto il limitato campione della ricerca, ma comunque un nuovo spunto da cui la comunità scientifica può partire. Wenbin Li spera infatti che i medici utilizzino queste informazioni per diagnosticare e isolare rapidamente i piccoli pazienti con sintomi simili, cosa che favorirà il trattamento precoce di Covid-19 e ostacolerà la trasmissione del virus. 

Una nuova potenziale via d'infezione

I ricercatori collegano anche i sintomi gastrointestinali nei bambini, che sono stati segnalati anche in pazienti adulti, ad un'ulteriore potenziale via di infezione. "Ciò suggerisce che Covid-19 potrebbe infettare i pazienti non solo attraverso il tratto respiratorio sotto forma di goccioline di aerosol, ma anche attraverso il tratto digestivo per contatto o trasmissione oro-fecale". 

I ricercatori che hanno lavorato a questo studio sottolineano comunque  che serviranno  numeri maggiori per arrivare a conclusioni più approfondite. "Descriviamo cinque casi di Covid-19 in bambini che mostrano sintomi non respiratori come prima manifestazione", ma ora "occorrono "ulteriori studi in più pazienti". 

Fonte: Today.it
 

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