Galli: "Solo un nuovo focolaio fuori controllo può portare la seconda ondata"
Il parere di Massimo Galli, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e professore all’Università Statale
Contagi in netta ripresa, casi in continuo e costante aumento e timori per l'andamento delle curve nei prossimi mesi. È l’inizio della tanto temuta seconda ondata di coronavirus? A provare a rispondere, con la chiarezza e franchezza che lo contraddistinguono, alla domanda più gettonata del momento è l’infettivologo Massimo Galli.
“Detesto parlare di 'seconda ondata', per scaramanzia, ma certo è che vediamo una ripresa. Come del resto è successo per la pandemia di influenza spagnola nel 1918-19. La seconda ondata - spiega Galli - arriverà se si ripresenterà un nuovo focolaio senza controllo. Ma un secondo lockdown è assolutamente da evitare per le implicazioni che avrebbe sulle possibilità di ripresa e sull’economia".
Così si è espresso, intervistato dal Corriere della Sera, il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e professore all’Università Statale. La sua attività in prima linea durante i terribili mesi dell’emergenza Covid gli è valsa una meritata nomination per l’Ambrogino d’oro, una benemerenza tributata del Comune di Milano.
Il bollettino di mercoledì riporta più di 3677 nuovi casi in tuto lo Stivale - 520 nella sola in Lombardia - con un deciso balzo dei ricoveri (+138 nelle ultime 24 ore). Numeri che parlano chiarissimo, e che Galli commenta così: "Le richieste di ricovero stanno leggermente aumentando, rispetto a dieci giorni fa, come numero e come gravità della malattia. Ma non siamo alla pressione del marzo scorso. L’estate è stata troppo vivace in tutta Europa e il contagio si è rianimato: i giovani contagiati hanno trasmesso il virus ai meno giovani".
L'impatto sui contagi direttamente riferibile alla riapertura delle scuole non c'è invece stato, ed è una buonissima notizia: “Al momento il numero delle infezioni è limitato, si riscontrano focolai nelle scuole superiori, ma riferibili alle attività dei ragazzi in attività extra-scolastiche. Occorre coinvolgere i giovani e renderli “protagonisti” di questa battaglia contro il Covid e consapevoli. Non deve essere in alcun modo favorito un atteggiamento trasgressivo. I giovani devono essere protagonisti di una cultura della responsabilità per uscire da questa palude. Lo abbiamo fatto con successo, negli anni passati, contro l’Hiv, il virus dell’Aids”, ha concluso l’esperto.