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Coronavirus

Maestra positiva al Covid: "Dolori allucinanti, anche alla testa. Ho temuto d'essere morta"

Una maestra bresciana ci racconta il suo ‘calvario’ tra incertezze, attese, paure e ritardi

Da un mese è chiusa in casa e, per oltre 20 giorni, ha vissuto in totale isolamento dal resto della sua numerosa famiglia. Ora si aggira per le stanze della sua abitazione ‘armata’ di straccio e disinfettante perché la paura di contagiare i figli e il marito non la abbandona nemmeno un secondo. Una maestra di Rezzato ci racconta il suo personale calvario: un incubo che non è ancora del tutto finito, dato che il suo organismo non ha ancora sconfitto il virus e i sintomi, seppur lievi, persistono.

“Sto meglio rispetto a prima, ma ancora sono debole e faccio fatica a fare le cose più semplici, come per esempio rifare un letto. Basta il minimo sforzo e ha dei forti capogiri”, racconta la donna a Bresciatoday.it.

L’educatrice 50enne è uno dei tanti casi di positivi a lungo termine ed è in attesa di effettuare il terzo tampone, fissato, dopo diverse peripezie e alcuni contrattempi, il prossimo 28 novembre. Il calvario di Daniela (nome di fantasia) è cominciato lo scorso 24 ottobre.

“Stavo benissimo, tanto che in mattinata ero andata a trovare i miei anziani genitori, che non vedevo da tempo: dopo pranzo ho avuto un tracollo improvviso: dolori alle gambe e un mal di testa fortissimo, la pressione è crollata di colpo. Ho capito subito che non era una banale influenza e che quasi certamente era Covid. ”

L’esito del tampone effettuato il giorno successivo - il personale scolastico accede senza prenotazione ai test - ha confermato i timori e Daniela si è messa immediatamente in isolamento dal resto della famiglia. Poi ha preso il telefono e ha chiamato tutte le persone (amici e familiari) incontrati in precedenza per avvisarle: “Per fortuna quella settimana ero in ferie e quindi non è scattato il protocollo di isolamento per i bimbi e i colleghi dell’asilo dove lavoro. Inoltre i miei conoscenti sono tutte persone coscienziose e si sono messe spontaneamente in isolamento. Ats mi ha chiamata dopo ben 3 giorni dall’esito del primo tampone e ci ha messo circa una settimana per raggiungere tutti i contatti stretti che avevo prontamente segnalato”.

Le sue condizioni non si sono mai aggravate a tal punto da richiedere un ricovero in ospedale, ma ha  comunque affrontato la malattia da sola, chiusa nella taverna di casa. “I primi 8 giorni sono stati una vera agonia: non avevo problemi respiratori, ma accusavo dei dolori allucinanti. Non mi reggevo in piedi e la pressione era crollata: avevo 50 su 60. Affrontando tutto da soli, senza nessuno che ti possa tenere la mano o abbracciarti nei momenti in cui stai peggio, è facile farsi prendere dal panico. Una notte mi sono svegliata con un dolore incredibile alla testa, quando ho aperto gli occhi vedevo nero e per qualche secondo ho addirittura temuto di essere morta.”

Le condizioni della donna, per fortuna, sono gradualmente migliorare e trascorsi 14 giorni dalla comparsa dei primi sintomi ha effettuato il secondo tampone: “Ma ero positiva e forse lo sono ancora, anche se sto meglio”, ci racconta. 

Passati 21 giorni dalla comparsa dei primi sintomi avrebbe anche potuto tornare alla vita di sempre - come prevede la circolare del ministero della salute per i positivi a lungo termine, che non manifestano sintomi da almeno una settimana - ma il medico di base dopo averla visitata ha ritenuto opportuno prolungare l’isolamento: “Visto la sensazione di stanchezza eccessiva che provo al minimo sforzo e la pressione che è ancora bassa ha preferito prolungare la quarantena e farmi sottoporre a un terzo tampone”.

Un test che avrebbe già potuto effettuare, ma che a causa di alcuni disguidi e problemi di comunicazione con Ats - chiamate inutili quelle al numero dedicato all'emergenza Covid, non si riesce mai a prendere la linea e risponde una segreteria - potrà effettuare solo il prossimo 28 novembre, a più di un mese di distanza dalla diagnosi di Covid.
 

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