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Pranzi e cene delle feste: come limitare al minimo il rischio di contagio

Tre capisaldi: mascherine, distanziamento, aerazione

Nelle prossime ore inizieranno le feste natalizie e così pranzi e cenoni. Secondo le regole del Decreto 18 dicembre, per limitare il contagio da Sars-Cov-2, possono presentarsi in casa di non conviventi al massimo due persone più i minori di 14 anni, che non vengono contati. Ci si può muovere anche per andare a messa.

I momenti conviviali sono un rischio. Qualcuno si potrebbe presentare asintomatico (starà sempre bene) o presintomaco (al momento si sente in forma, ma nei giorni successivi arriveranno febbre e tosse): anche i tamponi rapidi, fatti poco prima del pasto, non danno garanzia assoluta. Il virus potrebbe essere rilevato solo in un secondo momento. 

Pertanto bisogna adottare le massime precauzioni possibili. Inutile dire che meno persone ci sono nello stesso ambiente chiuso, meno sono le probabilità di contagio. Che possono essere tante, ma anche essere abbattute sensibilmente. Vediamo come secondo i consigli degli scienziati. 

Innanzitutto ci sono dei capisaldi: 

  • Mascherine (da indossare sempre escluso il tempo del pasto)
  • Distanziamento (sempre)
  • Aerazione (sempre)

I posti a tavola devono essere ben distanziati. E' questo il momento maggiormente critico, visto che, per forza, bisogna togliere le mascherine. Gli esperti dell'Iss (Istituto superiore di sanità) consigliano almeno 1 metro e mezzo di distanza. Mentre si pranza, poi, tra una portata e l'altra, è bene a turno indossare la mascherina, preferibilmente un'ffp2 (offre più protezione). L'Iss, inoltre, consiglia anche di lavarsi sempre le mani ogni volta che si maneggia la mascherina.

Vietati abbracci, strette di mano, scambi di regali affettuosi: ogni contatto ravvicinato è una prateria per la propagazione del patogeno. Sconsigliatissimo, poi, scambiarsi posate, cellulari, asciugamani, o assaggiare le pietanze altrui. 

Stanza ben arieggiata, sempre

Che la stanza dove si rimane sia ben arieggiata è fondamentale. Il virus, infatti, è riscontrabile nell'aerosol, quelle minuscole particelle che una persona espelle respirando e parlando che rimangono sospese nell'aria. El Pais, utilizzando le proiezioni di un gruppo di scienziati, aveva calcolato che senza ventilazione dell'ambiente chiuso queste particelle rimangono sospese nell'aria fino a 60 minuti e si condensano nella stanza con il passare del tempo. Alla presenza di un positivo, ponendo l'esempio di 6 persone in un locale, senza mascherine e senza aerazione tutti vengono contagiati in pochissimo tempo; solo con le mascherine, la metà dei commensali; con mascherine e aria, l'80% dei presenti potrebbe "scamparla". Se non è possibile tenere sempre le finestre aperte sempre, quindi, è necessario il ricambio d'aria: ogni ora vanno aperte 5 o 10 minuti.

Gli esperti, inoltre, hanno calcolato che il rischio aumenta sensibilmente se tra i commensali si parla a voce più alta, o, addirittura, si urla: nell'alzare il tono della voce l'espulsione di goccioline infettanti di una persona positiva è più marcata e mette a rischio tutti. 

Fonte: MilanoToday

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