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Terza ondata, cosa può succedere dopo il 6 gennaio: le nove regioni a rischio

L'indice di contagio è tornato a crescere ed è sopra l'1 in Veneto e in Molise. La soglia di attenzione è alta in nove territori. Le chiusure di Natale potrebbero aiutare la discesa, ma riaprire tutto successivamente rischia di far aumentare di nuovo i contagi

L'indice di contagio Rt è sotto l'1 in tutta Italia tranne che in due regioni, il Veneto e il Molise. L'epidemia di coronavirus è in una fase decrescente ma rallentata. Ma intanto siamo arrivati ad oltre due milioni di casi di positivi e l'Rt è comunque in aumento per la seconda settimana consecutiva, dopo cinque di fila di flessione. I numeri del report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero pubblicati ieri ci dicono che i rischi per quello che succederà dopo il 6 gennaio sono ancora sul tavolo e non è il caso di abbassare la guardia.

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Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro l'altroieri in un video di presentazione dei risultati del monitoraggio ha spiegato che l'Rt nazionale è a 0,90 nel periodo tra il 14 e il 20 dicembre. La scorsa settimana l'Rt si era attestato a 0,86 confermando la ripresa della crescita (quindici giorni fa era a 0,82). Nella maggior parte delle Regioni e delle Province Autonome si registra un livello Moderato o Alto. In particolare, cinque regioni (Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto) sono classificate a rischio alto; 12 a rischio moderato, di cui quattro (Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta) sono a elevata probabilità di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l'attuale trasmissibilità. In totale quindi le regioni a rischio sono nove, ovvero Liguria, Marche, Puglia, Umbria, Veneto, Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta. Il Veneto con Rt puntuale a 1,11 e il Molise a 1,02 sono le due Regioni che hanno superato il valore soglia di 1. Il valore più basso è in Campania (0,65). 

Per quanto riguarda la pressione sugli ospedali, sono 13 le Regioni ancora oltre soglia critica per i ricoveri. In generale il tasso di occupazione dei posti letto in Terapia Intensiva supera ancora le soglie critiche di occupazione. Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 3.003 (15/12/2020) a 2.731 (21/12/2020), diminuiti anche i ricoveri in area medica, da 27.342 (15/12/2020) a 25.145 (21/12/2020). L'incidenza a livello nazionale è in lieve diminuzione e si attesta a 329,53 per 100.000 abitanti nel periodo 7-20 dicembre ma il valore è lontano dal livello che consente il ripristino del tracciamento. Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza ha spiegato che attualmente stiamo vivendo una situazione di una certa instabilità a livello nazionale e di diverse regioni, sembrerebbe quasi una fase di transizione.  "Dopo alcune settimane in cui si è assistito a una tendenza alla diminuzione nell'Rt", l'indice di trasmissibilità, "e nel numero di nuovi casi, adesso abbiamo una sorta di tendenza alla stabilizzazione. Tanto è vero che l'incidenza che la scorsa settimana si calcolava essere a circa 375 nuovi casi per 100mila abitanti questa settimana è su 330 per 100mila, quindi la diminuzione è veramente lieve. Lo vediamo anche dai dati quotidiani, vediamo che ogni giorno sia i numeri dei positivi a Sars-CoV-2 che la percentuale di positivi sui test eseguiti rimane più o meno stabile e da un paio di settimane abbiamo ormai una tendenza a un lieve incremento di nuovo dell'Rt: era a 0,82 due settimane fa, è salito a 0,86 la scorsa settimana e ora è a 0,9". 

Italia in zona gialla a gennaio?

In questa ottica ci si domanda che effetto avranno la zona rossa e arancione proclamata nei giorni scorsi dal governo Conte: il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook "Coronavirus - Dati e analisi scientifiche, ha spiegato all'agenzia di stampa Ansa che l'Epifania potrebbe portare una riduzione di nuovi contagi. "I dati odierni, con 18.000 nuovi positivi, mostrano una situazione stabile: era prevedibile, considerato che l'indice Rt, in lieve risalita da una decina di giorni, continua a mantenersi di poco sotto l'1", ha detto. "Il Dpcm di novembre ha determinato una drastica riduzione dei nuovi casi, ma poi qualcosa ha interrotto questa decrescita: non sappiamo se sia stato lo shopping pre-natalizio o il passaggio delle Regione in zona gialla. Il punto è che non siamo riusciti a portare i contagi sotto la soglia di allarme: l'indice di positività resta alto, al 9,3%, e sebbene cali la pressione sugli ospedali, continuano gli ingressi di nuovi pazienti bisognosi di cure: in terapia intensiva se ne sono registrati 149 nelle ultime 24 ore".

A partire dall'Epifania inizieranno a vedersi gli effetti delle chiusure natalizie dovute all'istituzione della zona rossa: secondo Sestili questa misura presa su tutto il territorio nazionale potrebbe contribuire a uniformare la situazione tra le varie Regioni. "Possiamo aspettarci un'ulteriore diminuzione dei casi, anche se - conclude l'esperto - non sappiamo quanto potrà durare dopo la riapertura di scuole e attività lavorative". Il pericolo è tutto qui: la fine delle restrizioni potrebbe portare alla terza ondata. 

Fonte: Today

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