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Coronavirus

Fondazione Gimbe: "A Natale 10mila pazienti Covid negli ospedali, un migliaio gravi"

Il monitoraggio indipendente della fondazione Gimbe mette in luce i dati dell'epidemia di Coronavirus in Italia. Prime criticità in Liguria, Campania, Lazio, Sardegna, Sicilia e Puglia

Le curve del contagio tornano a salire in tutto il Paese, ma a preoccupare maggiormente sono le regioni del Centro-Sud. Questo quanto emerge dal monitoraggio indipendente della fondazione Gimbe.

A Natale ci potremmo trovare con 9-10mila pazienti Covid negli ospedali e un migliaio in terapia intensiva. "Un numero assolutamente gestibile e per nulla paragonabile a quello dello tsunami di febbraio-marzo" rassicura Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, che precisa: "È evidente che questa previsione molto azzardata può essere ovviamente rialzata da fattori imprevedibili".

Quanto ai dati reali il monitoraggio indipendente della Fondazione rileva un ulteriore incremento nel trend dei nuovi casi nella settimana che va dal 23 al 29 settembre: sono 12.114 contro i 10.907 di quella precedente. Una crescita che si deve anche a un lieve aumento dei casi testati (394.396 vs 385.324). Dal punto di vista epidemiologico, crescono i casi attualmente positivi (50.630 vs 45.489), Numeri in crescita anche sul fronte degli ospedaliero: i pazienti ricoverati con sintomi sono di cui 271 in terapia intensiva. Crescono anche i decessi: 137 in sette giorni. 

Queste nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, le principali variazioni:

  • Decessi: +32 (+30,5%)
  • Terapia intensiva: +32 (+13,4%)
  • Ricoverati con sintomi: +444 (+17,1%)
  • Nuovi casi: +12.114 (+11,1%)
  • Casi attualmente positivi: +5.141 (+11,3%)
  • Casi testati +9.072 (+2,4%)
  • Tamponi totali: +20.344 (+3,2%)

Da metà luglio i nuovi casi settimanali sono aumentati da poco più di 1.400 ad oltre 12.000, con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 3,1%, mentre i casi attualmente positivi sono più che quadruplicati: da 12.482 a 50.630 (figura 2 in doc).

“L’aumento del rapporto positivi/casi testati – spiega Cartabellotta– se da un lato conferma una circolazione più sostenuta del virus, indipendentemente dal numero di tamponi effettuati, dall’altro lascia intravedere le prime criticità in alcune Regioni, rendendo indifferibile un potenziamento della capacità di testing”. In particolare, nella settimana 23-29 settembre, a fronte di una media nazionale del 3,1%, svettano i valori di Liguria (6,4%) e Campania (5,4%).

La situazione negli ospedali

Sul versante ospedaliero si registra un incremento dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva, che in poco più di 2 mesi sono aumentati rispettivamente da 732 a 3.048 e da 49 a 271. “Se guardando al dato nazionale – puntualizza Cartabellotta – i numeri appaiono ancora bassi e non fanno registrare al momento particolari sovraccarichi dei servizi ospedalieri, ma iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti”. In particolare al 29 settembre ben 6 Regioni, quasi tutte del Centro-Sud, registrano tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale di 5,5: Lazio (12,2), Liguria (10,6), Campania (7,8), Sardegna (7,4), Sicilia (6,2) e Puglia (5,6).

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Le regioni sotto pressione

"Che la situazione nazionale sia sotto controllo – continua il Presidente – è documentato anche dalla composizione percentuale dei casi attualmente positivi che si mantiene costante dai primi di luglio. Mediamente il 93-94% dei contagiati sono in isolamento domiciliare perché asintomatici/oligosintomatici; il 5-6% sono ricoverati con sintomi e quelli in terapia intensiva sono lo 0,5%. Tuttavia, anche per questo indicatore le differenze regionali accendono ulteriori spie rosse". In alcune Regioni, infatti, la percentuale dei casi ospedalizzati è nettamente superiore alla media nazionale del 6,6% (figura 5 in doc): Sicilia (11,1%), Lazio (10,2%), Liguria (9,6%) Puglia (9,2%).

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“Ormai da oltre 9 settimane consecutive – conclude Cartabellotta – i numeri confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni: in assenza di variabili che portino ad una flessione della curva, bisogna prendere atto che il progressivo incremento dei casi attualmente positivi inizia a determinare dapprima segni di sofferenza del sistema di tracciamento da parte dei servizi territoriali e poi di sovraccarico ospedaliero, in particolare nelle Regioni del Centro-Sud. Solo il potenziamento territoriale della gestione della pandemia permetterà di rallentare la risalita della curva epidemica: da un consistente rafforzamento del sistema di testing & tracing a misure adeguate di isolamento domiciliare per evitare contagi intra-familiari; da un’estensiva copertura della vaccinazione antinfluenzale (non solo delle categorie a rischio), al monitoraggio attivo dei pazienti in isolamento domiciliare”.
 

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