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Coronavirus

Troppi no-vax in ospedale, i chirurghi: "Non possiamo operare i pazienti con tumore"

Le scelte di pochi rischiano di condizionare la vita dei pazienti fragili

In Lombardia, al 10 gennaio, sono 3.245 i pazienti Covid ricoverati in tutta la regione: di questi 246 sono in gravi condizioni in terapia intensiva. Come riferito da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ad oggi risultano occupati da pazienti positivi al coronavirus il 29% del totale dei posti letto nei reparti ordinari (area non critica) e il 16% del totale dei posti letto in terapia intensiva (e il 65% da persone non vaccinate).

Siamo ancora lontani dalle assolute emergenze di prima, seconda e terza ondata, ma la situazione sembra complicarsi giorno dopo giorno. In tutto il territorio italiano risulta occupato da pazienti Covid il 26% del totale dei posti letto in area non critica e il 17% dei posti letto in terapia intensiva. 

La denuncia della Società italiana di chirurgia

La circostanza però comporta una pesante riorganizzazione dei reparti, con conseguenze già evidenti per i malati cosiddetti “ordinari”, che necessitano di interventi urgenti: tra questi anche i malati oncologici. Lo riferisce la Sic, la Società italiana di chirurgia: “Le aziende sanitarie – si legge in una nota – sono costrette a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid e le terapie intensive sono in gran parte occupate da pazienti no-vax. Si assiste così all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso arrivano tardi in ospedale, ormai inoperabili”.

L’incremento dei ricoverati per Covid, in maggioranza no-vax, comporta “posti letto di chirurgia dimezzati, blocco dei ricoveri in elezione, terapie intensive riconvertite per il Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti ai reparti Covid”.

Attività chirurgica ridotta in media del 50%

Ancora una volta, a pagare per le scelte di qualcuno – chi ha deciso di non vaccinarsi: una minoranza rispetto al totale della popolazione ma che in ospedale, tra i ricoverati Covid, sono la maggioranza – sono i pazienti più fragili. “L’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta nella media del 50%, con punte dell’80% – spiega Francesco Basile, presidente della Sic – riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi. Ma spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore, perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel post-operatorio”. 

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