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Venerdì, 29 Marzo 2024
Coronavirus

Pandemia Coronavirus, è scontro sulle attività aperte: "Scioperi in tutta Italia"

I sindacati chiedono un incontro immediato al Governo: "Le maglie del decreto si sono allargate, scioperi su tutto il territorio". Polemica sull'elenco, Patuanelli: "Non abbiamo ceduto a Confindustria"

Coronavirus, è scontro sulle attività aperte: "Scioperi in tutta Italia"
Sindacati sul piede di guerra a causa della lista delle attività che resteranno aperte, contenuta nell'ultimo decreto emanato dal Governo per arginare la diffusione del coronavirus in Italia. Le sigle accusano l'esecutivo di aver "ampliato le maglie" del documento, e sono pronti a mobilitarsi se non ci sarà un incontro a breve. Una minaccia confermata dalla Segretaria generale Fiom-Cgil, Francesca Re David, che ha commentato l'elenco contenuto nel decreto durante la trasmissione Omnibus su La7: "Sono in corso già oggi iniziative di sciopero su tutto il territorio nazionale, la mobilitazione dei metalmeccanici continuerà finché non verranno fornite dal governo le misure necessarie alla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori dell'industria. I sindacati non hanno il potere di chiudere le fabbriche, è il governo che deve intervenire in questo senso".

"La Fiom sta facendo accordi con le imprese per le fermate e le riduzioni delle attività produttive con l'utilizzo della cassa integrazione. Chiediamo al governo che venga messa al centro la salute dei lavoratori. Se i lavoratori si ammalano, si ammalano i cittadini. E' impossibile pensare di sconfiggere il virus se non si chiudono le attività produttive non essenziali".

Una posizione ferma, quella dei sindacati, ribadita anche a Radio Capital dal segretario della Cgil, Maurizio Landini: "Le maglie del decreto si sono allargate, aperti settori non essenziali. Il tele-incontro di oggi con il ministro Patuanelli sarà anche l'occasione per chiedere n incontro, sempre oggi, per andare a precisare con attenzione quai sono le attività essenziali e i settori che non lo sono e che è assolutamente necessario il protocollo che dice che si lavora, anche nei servizi essenziali, solo se ci sono tutte le condizioni di sicurezza, compresi i dispositivi di protezione individuale".

"Abbiamo detto non di scioperare in senso generale ma che, laddove non ci sono le condizioni di sicurezza, se i lavoratori, le Rsu e le categorie proclamano uno sciopero, hanno il sostegno di Cgil"

Coronavirus, i sindacati contro il nuovo decreto: ''L'elenco non era questo''

A seguire la linea dura anche Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl: "Avevamo condiviso quelle che erano le attività di supporto" all'emergenza coronavirus" e "bisogna tornare allo spirito di sabato".

La Furlan, ospite alla trasmissione televisiva 'Agorà', in onda su Rai3, ha confermato l'annuncio dei sindacati di una mobilitazione e di uno sciopero generale per l'inserimento nel decreto dell'Esecutivo "di settori industriali non indispensabili" alla gestione dell'emergenza Covid-19: ''Chiediamo spirito di serietà. Avevamo definito un canovaccio con grande sofferenza. Ho 62 anni e in tanti anni di lavoro non ho mai chiesto di chiudere una fabbrica, ma qui c'è da salvare le vite''.

Già nella serata di domenica, dopo aver visto l'elenco delle attività produttive ritenute strategiche e quindi autorizzate dal governo a restare aperte, i leader di Cgil Cisl e Uil avevano lanciato un avvertimento all'esecutivo: ''Siamo pronti a proclamare in tutte le categorie che non svolgono attività essenziali lo stato di mobilitazione e la conseguente richiesta del ricorso alla cassa integrazione, fino ad arrivare allo sciopero generale". 

Coronavirus e attività aperte, la lettera di Confindustria

A rendere il quadro ancora più complicato, tra le accuse dei sindacati e l'iniziale silenzio del Governo, era arrivata anche la lettera che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia aveva inviato al premier Conte, per chiedere di "contemperare la "stretta" annunciata sabato, con alcune esigenze prioritarie del mondo produttivo" a cominciare da una disposizione che sia " di carattere generale, che consenta la prosecuzione di attività non espressamente incluse nella lista e che siano, però, funzionali alla continuità di quelle ritenute essenziali".

Tra le richieste avanzate da Confindustria, la possibilità di consentire la prosecuzione di attività non incluse nella lista formulata ieri dal premier ma che siano, però, funzionali a quelle ritenute essenziali. Per l'individuazione di queste aree, si chiede al governo "flessibilità" nell'applicazione dei Codici ATECO e di "assicurare la possibilità, mediante un provvedimento ministeriale successivo al DPCM o con un'altra modalità, di ampliare o precisare i codici esclusi dal blocco". 

Gli industriali chiedevano anche di lasciare aperte anche tutte quelle attività che, "per ragioni tecniche", subirebbero un danno "alla funzionalità dei relativi impianti produttivi", oltre alle attività di natura manutentiva e di vigilanza. Una richiesta che ha allarmato ancora di più i sindacati, già irritati da una lista considerata più lunga di quanto pattuto.

Coronavirus e attività aperte, Patuanelli: ''Non abbiamo ceduto a Confindustria''

"No". E' la secca risposta del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli in un'intervista a 'Repubblica' alla domanda se nella definizione del nuovo decreto il governo abbia ceduto a Confindustria, anche perché - aggiunge - "c'è un grandissimo senso di responsabilità di tutti i settori produttivi e dei singoli imprenditori". "Abbiamo analizzato le richieste e siamo giunti ad una sintesi soddisfacente. A guidarci sono il principio di precauzione e la tutela della salute pubblica" sottolinea. Rispetto a prima, spiega, chiude "tutta la metallurgia, tutta la fabbricazione di prodotti di metallo. Della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica — che conta 24 codici — ne resta aperto solo uno. Resteranno aperte il 35% circa delle attività".

"Nei primi due giorni di questa settimana - ricorda - le aziende possono restare aperte per predisporre la chiusura, che deve avvenire comunque entro mercoledì mattina. La necessità di avvisare il Paese di quello che stavamo facendo segue un principio di trasparenza e chiarezza che il presidente del Consiglio e il governo stanno mettendo al centro della loro azione".

"Abbiamo un allegato che individua i settori che devono restare aperti. Laddove vi fosse un'attività che non è espressamente indicata, ma che serve una filiera essenziale, può continuare a operare comunicandolo al prefetto. Che ha la possibilità di bloccarla, se non ci sono i requisiti, ma in assenza di un intervento la produzione può continuare" conclude il ministro.

Coronavirus e attività aperte, Fontana deluso

Anche Attilio Fontana, il governatore della Lombardia, la Regione più colpita dall'epidemia di coronavirus, si è detto deluso e contrariato in un'intervista al Corriere della Sera, sulla lunga lista di attività che resteranno aperte dopo l'ultimo decreto del premier Conte: ''Mi sembra un po' riduttivo  rispetto alle misure che avevamo predisposto noi. Perché non chiudere tutti gli studi professionali, gli uffici pubblici e gli alberghi? E i cantieri edili? Avevamo anche il consenso dell’associazione dei costruttori! E il divieto di andare nelle case di vacanza? Qualcuno mi deve spiegare il perché. Hanno detto che c’è il consenso di tutte le Regioni, ma se è così manca quello della Lombardi''.

Coronavirus e attività aperte, Usb: "Sciopero  il 25 marzo"

Intanto Usb, Unione sindacale di Base, ha confermato lo sciopero per mercoledì 25 marzo: ''Il nuovo decreto varato domenica sera dal presidente del Consiglio Conte è il frutto avvelenato del veto dei padroni a un reale blocco della produzione di tutto ciò che non ha a vedere con l’emergenza e la sicurezza della vita delle persone. Cedere ai diktat di Confindustria e delle altre associazioni datoriali è una responsabilità gravissima che aggraverà il costo di vite umane che il nostro Paese sta già pagando, assunta per garantire alle imprese di poter tornare a fare profitti''.

''Non è forse evidente  - prosegue la nota - che l’estensione dei contagi e del numero delle vittime si registra proprio nelle zone dove è più forte l’insediamento produttivo e dove, vista la cinica ostinazione dei datori di lavoro, migliaia di lavoratori sono costretti a trasmettersi il virus e in alta percentuale ad ammalarsi? Per USB non solo rimangono intatti ma oggi diventano paradossalmente ancor più rilevanti quei caratteri di urgenza e di emergenza che l’hanno indotta a proclamare uno sciopero generale per mercoledì 25 marzo affinché tutte le attività effettivamente non indispensabili si fermino ed in difesa di tutti i lavoratori che comunque dovranno continuare a rimanere in servizio, perché si adottino veramente tutte le tutele di cui hanno diritto''.

Coronavirus, è scontro sulle attività aperte: "Scioperi in tutta Italia"
''Abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio – conclude Usb - di essere ricevuti per rappresentargli la drammatica situazione di tantissimi lavoratori, a cominciare da quelli della Sanità, costretti a operare spesso in condizioni insopportabili e affinché si definiscano con chiarezza le sanzioni per i datori di lavoro inadempienti. Non accetteremo che Confindustria detti le regole a tutto il paese e che stabilisca di fatto qual è la cifra accettabile di morti che dovremo sopportare''.

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