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Coronavirus

È vero che il virus si è indebolito? Le opinioni degli esperti

C'è chi è possibilista e chi ritiene l'ipotesi priva di ogni logica: il dibattito sembra aver creato una nuova spaccatura fra gli scienziati

Il virus sta davvero diventando meno aggressivo o il calo dei contagi (e dei decessi) è merito solo del lockdown? Sul punto tra virologi ed esperti non c’è uniformità di vedute. Matteo Bassetti,  direttore dell’Unità operativa della clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, è stato tra i primi a sostenere, pur con molte cautele, che il virus stava battendo in ritirata. “La sensazione è che abbia perso forza e quello spirito di aggressione che aveva nella metà del mese di marzo". Queste le parole dell’infettivologo in un’intervista rilasciata lo scorso 24 aprile al quotidiano 'La Verità'.

Bassetti: "Forse il virus ha perso potenza, ma non è stato dimostrato"

Nelle scorse ore, commentando le parole di Zaia sulla (molto presunta) origine artificiale del virus, Bassetti è tornato sull’argomento precisando che il Sars-CoV-2, "ha raggiunto un acme, sta discendendo e abbiamo decisamente un numero di casi molto inferiore a 4 settimane fa: è un discorso di evoluzione dell'epidemia. Inoltre - ha aggiunto - potrebbe anche darsi che abbia perso forza perché ha perso dei fattori di virulenza, ma questo non è ancora stato dimostrato scientificamente. Tutto ciò però - ha ribadito - non c'entra con il fatto che sia naturale o artificiale".  
"Un virus - ha sottolineato l’infettivologo - può rendersi più o meno aggressivo in maniera naturale. E' avvenuto storicamente con tante altre epidemie del passato, da quelle influenzali a quelle di altri virus, non c'è niente di nuovo. Ci auguriamo che stia accadendo anche con il coronavirus e che magari fra 2-3 anni questo sarà un virus meno aggressivo simile a quello dell'influenza o a una sindrome più lieve".

Bassetti non ha però escluso nemmeno la possibilità che il Covid sembri meno aggressivo solo perché "ha già colpito i soggetti più fragili". 

Coronavirus, Remuzzi: "Sembra essere di fronte ad una malattia diversa"

Sull’argomento si sono espressi di recente anche altri esperti tra cui Giorgio Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. "I malati di adesso sono completamente diversi da quelli di tre o quattro settimane fa" ha spiegato Remuzzi a ‘Piazza Pulita’, nel corso della puntata andata in onda giovedì 7 maggio.
"Continuano a diminuire le terapie intensive e i ricoveri nei reparti normali. Prima arrivavano nei pronto soccorso 80 persone tutte con delle difficoltà respiratorie gravi, oggi ne arrivano dieci e otto le puoi mandare a casa. La situazione è cambiata ovunque, non solo a Bergamo e a Milano, ma anche a Roma e Napoli". Remuzzi ha detto di non sapere "se è il virus è mutato o se a essere cambiata è la carica virale di ogni paziente, l’unica cosa che posso dire è che sembra di essere di fronte a una malattia molto diversa da quella che ha messo in crisi le nostre strutture all’inizio della pandemia".

L'infettivologo Le Foche: "Sindromi meno importanti dal punto di vista clinico"

Anche Francesco Le Foche, primario di Immuno-infettivologia al Day hospital del Policlinico Umberto I di Roma, ritiene plausibile che il Covid abbia perso la sua carica iniziale. "Stiamo andando abbastanza bene" ha detto giorni fa Rai Radio 2. "Abbiamo iniziato la fase 2, il secondo tempo di questa partita contro il Covid-19. Oggi vediamo delle sindromi meno importanti dal punto di vista clinico. Questo potrebbe essere dato da una riduzione della virulenza del virus. Riserviamo la terapia intensiva a casi rarissimi. Ma tutti questi progressi di cui abbiamo parlato non devono far pensare a un 'tana libera tutti'. Servono comportamenti consapevoli e responsabili da parte di ognuno".

L'epidemia si sta svuotando?

Gli esperti fin qui menzionati ritengono dunque possibile che il virus abbia perso forza: ma si tratta di una possibilità che va distinta dalla certezza. E ancora: Massimo Clementi, direttore del laboratorio di virologia del San Raffaele di Milano che ha parlato a ‘Otto e mezzo’, su La7, di una "epidemia che si sta svuotando", e di un virus che "diventerà innocuo come un raffreddore".
Le perplessità di Galli: "Dire che il virus si è rabbonito è fuori da ogni logica"
Altri virologi sono invece più pessimisti sul presunto mutamento del Covid-19. Il professor Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, ha espresso delle forti perplessità sul fatto che il Coronavirus ora sia meno letale. "La situazione è cambiata - ha detto ad Askanews - perché gli anziani e i più fragili rimasti superstiti dopo la prima ondata si sono chiusi in casa in condizioni di massima sicurezza. Ma dire che il virus si sia rabbonito mi sembra fuori da ogni logica. Non ci sono evidenze scientifiche per dire che il virus ora è meno cattivo di prima. Cambiamenti tali da far ipotizzare a una minore virulenza del virus non ne abbiamo visti". 

L'epidemiologo: "Nessuna evidenza scientifica, lanciare questi messaggi non aiuta"

E così la pensa anche Alessandro Vespignani, epidemiologo dell’Università di Boston, che sempre a ‘Otto e mezzo’ ha detto: "Se ci fossero delle evidenze scientifiche di questo sarremo tutti contenti, ma onestamente da tutti i miei contatti con altri esperti del mondo internazionale della ricerca evidenze di questo tipo non ce ne sono". Secondo Vespignani dunque si tratta di "opinioni personali" non suffragate da fatti. "Queste tipo di informazioni non aiuta presso il pubblico - ha aggiunto - perché fanno pensare che il virus sia meno pericoloso e possiamo tornare a fare quello che facevamo prima. Non è vero, non è così".

Il virologo Silvestri: "Discuterne non è pseudoscienza"

Di diverso avviso il virologo Guido Silvestri, italiano docente negli Usa alla Emory Univeristy di Atlanta. Il nuovo coronavirus sta o non sta diventando più buono? Considerare questa possibilità, parlarne e confrontarsi, "non significa fare pseudoscienza", dice Silvestri, che si inserisce così nel dibattito che in queste ore sembra aver creato una nuova spaccatura fra gli scienziati sotto i riflettori dei media nell'emergenza Covid-19.

"Già che ci sono - scrive Silvestri nella sua rubrica social 'Pillole di ottimismo, l'ottimismo che viene dalla conoscenza' - approfitto per pregare chi legge di aiutarmi ad evitare un'altra stucchevole polemica tra esperti (il virus sta diventando più buono, sì o no?). E' chiaro che la malattia sembra meno grave di alcune settimane fa. Potrebbe essere il caldo (che causa infezioni con inoculo virale più basso), e/o la nostra migliorata capacità di trattare la malattia, e/o il virus che si 'adatta' al nuovo ospite riducendo la patogenesi (un fenomeno ben noto a chiunque conosce la virologia)".

In ogni caso, "discutere quest'ultima possibilità alla luce della propria esperienza clinica e conoscenza teorica non significa fare 'pseudoscienza', come ha paventato con parole poco felici un collega (nel senso di 'endowed professor' in una università americana) in un talk-show televisivo italiano. Detto questo, nessuno è perfetto - aggiunge il virologo - Frasi infelici ne ho scritte anch'io. Adesso chiudiamola qua e concentriamoci sul vero nemico, Sars-CoV-2, che è alle corde ma non ancora Ko."

Fonte: Today.it


 

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