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Venerdì, 19 Aprile 2024
Coronavirus

Medici sfiniti dopo l'emergenza Covid: uno su tre non dorme più la notte

La paura del contagio, l'impotenza di fronte alla furia di una malattia sconosciuta: anche i medici bresciani chiedono aiuto e riforme dopo l'emergenza Covid-19

Quasi un medico su tre, tra quelli che hanno assistito malati di Covid-19, ancora oggi non dorme bene e non affronta la giornata di lavoro con serenità: quasi uno su due, il 41%, ammette invece di aver pianto e di essersi sentito “svuotato e stanco”, mentre addirittura l'80% ha dichiarato di essersi sentito impotente “di fronte a una malattia sconosciuta e grave”. E poi c'è la paura del contagio, che diventa paura di contagiare.

Il disagio psicologico

Sono queste le evidenze di un sondaggio realizzato dall'Ordine dei Medici di Brescia a poche settimane dal picco dell'emergenza sanitaria: “Un disagio psicologico diffuso – fanno sapere Ottavio Di Stefano, Gianpaolo Balestrieri e Angelo Bianchetti del Consiglio direttivo dell'Ordine – e che in molte situazioni transita in una vera e propria condizione di patologia”.

Ci sono anche studi internazionali che confermerebbero “un'ondata di danni fisici ed emotivi che equivalgono a una pandemia parallela”: e non mancano le testimonianze anche bresciane, tra chi racconta di una “drammatica consapevolezza, tanta morte, tanta sofferenza non l'avevo mai vista, e io lì a guardare”.

“Ti sembrano quasi lontani i giorni più acuti della catastrofe – scrivono dal Consiglio direttivo – che non ti fa sentire la fatica, che non ti fa contare le ore. L'ospedale e l'ambulatorio ti fanno paura, ma sai bene che è il tuo posto, che è lì che devi stare. Ma ora le ferite morali dentro di noi diventano manifeste: siamo sfiniti, esausti, svuotati”.

L'appello alle riforme

E' giunto il tempo del che fare: anche i medici bresciani chiedono riforme, arriveranno i soldi dall'Europa ma vanno usati per “progetti credibili”. “Noi abbiamo idee e le metteremo a disposizione – scrivono ancora Di Stefano, Balestrieri e Bianchetti – Siamo pronti a metterci in discussione ma non vediamo nei decisori nemmeno l'ombra dello stesso spirito. Non ci si può affidare alla abnegazione estrema, eccezionale, che come tale non si può né ripetere né perpetuare”.

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