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Governo contro la virata improvvisa della Lombardia: "Meglio pensino alle quattro C"

Buffagni: "Sostituirei le D della Regione con quattro C: calma, coerenza, coscienza e criterio"

Coronavirus, la Lombardia vuole riaprire dal 4 maggio ma il viceministro frena: "Un errore"

La virata improvvisa della Regione Lombardia con la volontà di ripartire fin dal 4 maggio con la fase due, senza se né ma, non ha sorpreso solo i cittadini che fino a mercoledì erano abituati ai toni cauti della Giunta Regionale proprio su questo tema. Il cambio di direzione ha preso alla sprovvista anche una parte del mondo produttivo stesso. 

A sottolineare il suo stupore, criticando aspramente la scelta di campo regionale, è il viceministro allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni. "La richiesta della Regione Lombardia di avere il via libera alle attività produttive a partire dal 4 maggio è un errore. Da sempre Attilio Fontana - le parole del viceministro - ha sostenuto una linea rigorosa e fortemente restrittiva e invece ora sorprendentemente, decide (non si comprende sulla base di quali dati) di aprire. Andare in ordine sparso rischia di alimentare confusione nei cittadini e nelle imprese che invece esigono chiarezza". 

Buffagni: "Meglio le 4 C, calma, coerenza, coscienza e criterio"

"Non si può in nessun modo pensare di strumentalizzare politicamente un tema come quello - così delicato - della riapertura del Paese. Parliamo di una regione, la mia, che ha pagato uno dei prezzi più alti al mondo per numero di vittime, sofferenze e sacrifici. Sostituirei le D della Regione con quattro C: calma, coerenza, coscienza e criterio".

L'annuncio delle intenzioni della Regione è arrivato dunque a sorpresa. "La Lombardia guarda avanti e progetta la 'nuova normalità' all'insegna della prevenzione, della cura e della programmazione. Dal 4 maggio, la Regione chiederà al Governo di dare il via libera alle attività produttive nel rispetto delle 'Quattro D': Distanza, un metro di sicurezza tra le persone, Dispositivi, ovvero obbligo di mascherina per tutti, Digitalizzazione, obbligo di smart working per le attività che lo possono prevedere, e Diagnosi, dal 21 aprile inizieranno i test sierologici grazie agli studi in collaborazione con il San Matteo di Pavia", si leggeva in una nota del Pirellone.

L'idea di Fontana e suoi assessori è quella di accompagnare l'obiettivo con un piano: riaprire in orario scaglionato uffici e aziende e, successivamente, scuole e università. Insomma, una frenata dopo l'annuncio roboante di ieri: "Noi non ci permettiamo di parlare di attività produttive, che sono competenza del governo centrale, sottratta a ogni nostra possibile valutazione. Noi parliamo di graduale ripresa delle attività ordinarie che sarà concordata con il governo", ha spiegato il governatore. "Un esempio della 'nuova normalità' saranno le aperture delle attività scaglionate e sull'arco di tutta la settimana per evitare il sovraffollamento dei mezzi pubblici", hanno aggiunto dalla Regione.

Coronavirus, in Lombardia fine quarantena il 4 maggio

In pratica quindi, dal 4 maggio - giorno successivo alla scadenza del decreto governativo sul lockdown - la Lombardia muoverà i primi passi verso la ripartenza. Oltre ai negozi e alle attività aperte con orari e giorni prestabiliti, anche i cittadini potrebbero ricominciare a uscire dalle proprie case, sempre con la mascherina indossata. "A queste strategie - conclude la nota - si accompagnano altri provvedimenti, su cui Regione Lombardia sta giocando un ruolo da protagonista: cassa integrazione con garanzia della Regione, piano di sostegno per piccole e medie imprese, provvedimenti a beneficio del personale sanitario", come "stabilizzazione e bonus economico con almeno 80 milioni di Regione Lombardia in aggiunta ai fondi del governo". Per Fontana , questa decisione rimarca la "via lombarda alla libertà".

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