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Coronavirus

Fase 2 e contagi, è la settimana decisiva: "Da mercoledì capiremo cosa succede”

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza Coronavirus, parla degli scenari futuri

Le curve del contagio scendono in tutt’Italia e pure in Lombardia. Domenica, per la prima volta dall’inizio dell’epidemia, siamo scesi sotto il migliaio di nuovi casi positivi a livello nazionale: più 802, di cui 282 (il 35,16%) in Lombardia. Un miglioramento costante frutto del lockdown: è ancora troppo presto per valutare l'impatto della Fase 2 sul numeri dei contagi. Il timore diffuso è che il numero dei nuoci casi torni a salire prima del 18 maggio, quando sono attesi ulteriori allentamenti per quanto riguarda le libertà individuali e nuove riaperture per diverse attività.  

Da mercoledì si vedrà l'impatto delle riaperture

I virologi hanno già messo in chiaro che per avere un primo bilancio dei nuovi casi della 'fase 2' dovremmo attendere il tempo di incubazione del virus, che è in media di 5 giorni, ma prudenzialmente se ne calcolano 14, a partire dal 4 maggio 2020. L'impatto delle prime riaperture disposte in Italia dopo la fase 1 della crisi Covid-19 inizierà a manifestarsi "nella seconda parte di questa settimana", considerando che "il tempo medio di contagiosità del virus è di 5-7 giorni. Da mercoledì, se abbiamo avuto degli effetti negativi, dovremmo cominciare a vederli. Attendiamo con impazienza, ma anche con fiducia". E' ottimista Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza coronavirus.

A 'il Messaggero', l'esperto conferma che "chiudere è servito davvero"; ma invita anche a non cedere all'euforia. In ogni caso confida che R0, l'indice del contagio, non risalga sopra 1: "Spero proprio di no - dice - Le scelte del Governo sono state oculate, con gradualità e progressione attenta della ripresa delle attività produttive non essenziali".

Anche Roberto Cauda, direttore dipartimento Malattie infettive - Policlinico Gemelli, in un’intervista al programma Agorà di Rai3 ha ribadito che è troppo presto per fare i conti:  "Bisogna ribadire che quei numeri che indicano come mai così basso il numero di contagiati è quello che noi vediamo come coda di ciò che è avvenuto prima del 4 di maggio. I conti li faremo tra 7-10 giorni dal 4 maggio e a quel punto dovremo vedere se R con zero rimane stabilmente al di sotto di 1 come tutti noi ci auguriamo oppure se purtroppo sale. Vorrei che tutti fossimo responsabili perché al momento, non essendoci un vaccino, non essendoci delle terapie, l'unico modo per contrastare il virus è mantenere le distanze e usare la mascherina".

"Il periodo buio ce lo siamo messi alle spalle"

"Il periodo buio ce lo siamo messi alle spalle", ha detto Locatelli che invita a custodirne il "ricordo per non farci più tornare in una situazione come quella che abbiamo vissuto a febbraio. Se ci sarà una seconda ondata, la sua magnitudine sarà almeno in parte condizionata da quanto saremo stati capaci di fare le scelte giuste". Riguardo alla possibilità che il dato di R0 torni a crescere, "un rischio teorico c'è - ammette il numero uno del Css - ma conto sulla maturità che tutta l'Italia ha mostrato. La cultura del rispetto di se stessi e degli altri ha permeato in maniera importante le coscienze di questo Paese. Anche questa settimana ho visto molti più comportamenti responsabili e maturi, rispetto a pochi episodi di irresponsabilità". Una buona premessa in vista dell'estate, che arriverà anche se sarà "differente. Avremo modo di viverla reimpostando il nostro stile di vita", però secondo il medico "avremo la possibilità di goderci, pur con l'attenzione del caso, i luoghi di villeggiatura, il mare e la montagna".

Anche in un'intervista a 'la Repubblica' Locatelli lancia segnali di fiducia. Gli assembramenti fotografati sui Navigli a Milano e sulla spiaggia di Mondello sono "due casi isolati. Ieri - sottolinea - tornando a casa dall'ospedale ho visto tante persone con la mascherina e pochissime senza. Fuori dai negozi c'erano code ordinate, dove si rispettava la distanza di un metro. Stiamo avendo una dimostrazione di maturità dal popolo italiano, non è banale". Mascherine e distanziamento "ormai sono un riflesso condizionato", ritiene lo specialista. "Abbiamo imparato la lezione soprattutto perché ha comportato un carico di dolore per tutti noi. Anche chi non è stato toccato personalmente dalla tragedia di una perdita, ha visto le immagini e letto le storie. Questo ha fatto aumentare la sensibilità al rispetto, oltre che di se stessi, anche e degli altri. E ora queste misure non farmacologiche di prevenzione sono imprescindibili".

Altra domanda che tutti si pongono: Come procederà il calendario delle riaperture nei prossimi giorni e settimane? "Fino al 18 teniamo un approccio uniforme - prosegue Locatelli - poi auspicabilmente, confortati dai dati epidemiologici, si possono pensare differenziamenti regionali". Nell'autorizzare gli spostamenti fra una regione e l'altra "va vista l'evoluzione epidemiologica. Seguiamo un principio di gradualità e progressiva implementazione delle strategie di riapertura. Ovviamente si partirà da chi è in una situazione migliore", anche per gestire gli spostamenti dell'estate e arrivare pronti all'autunno".

Fonte: Today.it

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